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Biocarburanti in Europa, la Corte dei Conti vede un futuro incerto e arduo

Biocarburanti in Europa
Foto di engin akyurt su Unsplash

Problemi di sostenibilità, corsa alla biomassa e alti costi limitano i biocarburanti in Europa

(Rinnovabili.it) – È un futuro incerto e pieno di difficoltà quello che attende oggi i biocarburanti in Europa. Nonostante le promesse energetiche che il settore porta con sé e i fondi comunitari assegnati per R&S, la strada intrapresa continua ad essere accidentata. A rivelarlo è la Corte dei Conti europea al termine di un nuovo audit. Il revisore porta alla luce una serie di problemi che stanno minando il percorso dei biofuel, dall’assenza di una prospettiva a lungo termine alle criticità in merito a sostenibilità, disponibilità di biomassa e costi.

“Con i biocarburanti si mira a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica dell’UE e a rafforzare la sovranità energetica di quest’ultima”, ha sottolineato Nikolaos Milionis, il Membro della Corte che ha diretto l’audit. “Tuttavia, con l’attuale politica in materia di biocarburanti, l’UE sta vagando senza una mappa e corre il rischio di non raggiungere la destinazione”.

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Biofuel: la difficile strada dal laboratorio all’impianto

Come ricorda il revisore nel periodo 2014-2020, il settore dei biocarburanti europei ha ricevuto circa 430 milioni di euro a sostegno di progetti di ricerca e promozione. Ma portare questi prodotti dal laboratorio al mercato rimane un’impresa ardua, sia per i tempi richiesti sia per la mancanza di una tabella di marcia UE che ne acceleri la produzione. Questo significa che, nonostante a livello di normativa l’Unione abbia fissato degli obiettivi importanti nell’uso dei biocombustibili, la capacità produttiva del Blocco rimane significativamente bassa

Questo ritardo determina anche un altro problema: il loro costo è ancora maggiore di quello dei combustibili fossili. Non solo. I benefici dei biocarburanti sull’ambiente sono spesso sovrastimati”, spiega la Corte dei Conti. “Ad esempio, i biocarburanti derivanti da materie prime che richiedono terreni coltivabili (e quindi potenzialmente implicanti deforestazione) potrebbero incidere negativamente su biodiversità, suolo e acqua. Questa situazione suscita inevitabilmente questioni etiche riguardanti l’ordine di priorità tra beni alimentari e carburanti”.

Nel conto va inserita anche la questione delle fonti e della competizione settoriale per la biomassa. Le industrie alimentari, cosmetiche, farmaceutiche e delle bioplastiche si contendono spesso e volentieri le materie prime con il settore dei biofuel. Ciò sta determinando un aumento nella domanda delle biomasse e, conseguentemente, un incremento delle importazioni da paesi non-UE (ad esempio, di olio da cucina esausto da Cina, Regno Unito, Malaysia e Indonesia).

“Tutto ciò – prosegue il revisore – significa che la diffusione dei biocarburanti avanzati è più lenta del previsto. Come richiesto, tutti i paesi dell’UE hanno imposto obblighi in capo ai fornitori di carburanti, per far sì che la percentuale di energie rinnovabili fosse almeno del 10 % entro il 2020 nei settori del trasporto su strada e ferroviario, e del 14 % in tutti i settori dei trasporti entro il 2030. Ciononostante, gran parte dei paesi dell’UE (per citarne solo alcuni: Grecia, Polonia, Romania, Francia e Spagna) non ha raggiunto i propri obiettivi”.

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