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Il biocarburante insostenibile piace 8 volte di più dell’idrogeno verde

Secondo Transport&Environment, gli investimenti in biofuel prodotti in modo non sostenibile superano i 25 mld al 2030. Quelli in idrogeno verde battono sui 3 mld, metà di quanto il comparto della raffinazione prevede di spendere per l’idrogeno blu

Biocarburante insostenibile: 25 mld euro frenano la transizione
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Il comparto della raffinazione in Europa punta (quasi) tutto sul biocarburante insostenibile

(Rinnovabili.it) – Nel 2035 in tutta Europa scatterà la ghigliottina sulle auto a diesel e benzina. Nei 12 anni che mancano a questa data, il consumo di greggio per i trasporti stradali scenderà di un terzo. Dopo calerà al ritmo di circa il -5% l’anno. Queste le coordinate della transizione per chi i carburanti fossili li produce, cioè le raffinerie. Ma i piani dei maggiori player di settore europei non vanno affatto in questa direzione. Per salvare il modello di business attuale investono 8 volte più in biocarburante insostenibile che nell’alternativa pulita, l’idrogeno verde.

Decine di miliardi per biocarburante insostenibile

I numeri parlano chiaro, denuncia l’ong Transport&Environment in un dossier pubblicato oggi. Il settore della raffinazione in Europa ha in tutto 38,7 miliardi di euro di investimenti pianificati entro il 2030 per combustibili alternativi. Categoria in cui rientra di tutto. Di questi 39 mld, quasi il 75% è destinato alla produzione di biofuel. Sono 25 i mld destinati a potenziare la capacità produttiva per la lavorazione di materie prime lignocellulosiche. Il biofuel o biocarburante è ricavato in modo indiretto dalla biomassa, come grano, soia, mais, canna da zucchero, ma anche oli (ad esempio l’olio di palma) e grassi animali. L’origine della materia prima e il suo impatto ambientale possono rendere il biocarburante insostenibile.

Un esempio chiarissimo si trova proprio tra gli investimenti pianificati in Europa. Tra i 2 e i 3 mld, infatti, saranno investiti per raddoppiare la capacità attuale di biocarburanti avanzati fino a 10 Mt (milioni di tonnellate) entro fine decennio. Il problema è che questa capacità supera di 4 volte quella che può essere verosimilmente reperita in modo sostenibile all’interno dei confini europei, calcola T&E. Ciò significa che per produrre questi biocarburanti avanzati si dovrà ricorrere all’importazione di oli usati dall’estero, una fonte la cui sostenibilità è perlomeno dubbia, così come all’uso di grassi animali sottratti ad altre industrie.

Idrogeno low-carbon

Anche sul fronte dell’idrogeno la raffinazione europea punta a rallentare la transizione verde. I player europei principali, infatti, investono due volte più nell’idrogeno blu, prodotto a partire dal gas fossile con recupero di CO2, che in H2 rinnovabile e carburanti elettrici. In tutto 6,5 mld di euro.

“Laddove i produttori di petrolio stanno investendo nell’idrogeno, la maggior parte è destinata a sostituire le sporche operazioni di idrogeno grigio con l’idrogeno blu, che utilizza ancora gas fossili inquinanti. Invece di perdere tempo con soluzioni facili e a breve termine, i raffinatori di petrolio dovrebbero passare a produrre idrogeno verde ed e-carburanti per navi e aerei già oggi”, commenta Geert Decock di T&E.