Una ricerca dell’ANL suggerisce un nuovo metodo di compensazione delle emissioni delle attività agricole
(Rinnovabili.it) – I ricercatori dell’Argonne National Laboratory (ANL) hanno individuato come ridurre le emissioni delle aziende agricole attraverso un’inedita collaborazione con l’industria dei biocarburanti. Primo nel suo genere, lo studio riesce a quantificare l’intensità di carbonio delle attività agricole attraverso un’analisi di scenario e l’uso di dati di inventario sui cicli di vita del suolo, calcolando così quante aziende agricole potrebbero effettivamente ridurre le proprie emissioni.
Attualmente, il settore agricolo contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas serra, specialmente negli Stati Uniti, dove rappresenta il 9% delle emissioni complessive della nazione. In particolare, le pratiche che i coltivatori di mais usano per produrre le loro colture influenzano pesantemente l’intensità di carbonio delle attività agricole del paese.
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Di contro, secondo lo studio, usando pratiche sostenibili gli agricoltori potrebbero ridurre sostanzialmente la loro impronta inquinante e diventare dei partner vitali per l’industria dei biocarburanti. La ricerca, pubblicata su Environmental Research Letters, mostra il modo in cui l’intensità del carbonio delle attività agricole possa essere ridotta concentrando soprattutto l’attenzione sulla produzione di mais dell’Illinois, dell’Indiana, dello Iowa, del Minnesota, del Nebraska, dell’Ohio, del Michigan, del Dakota del Sud e del Wisconsin.
Gli agricoltori potrebbero implementare pratiche di lavorazione conservativa del suolo, riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati e implementazione di colture di copertura, tutte attività che migliorerebbero l’efficienza dell’azienda agricola e aiuterebbero l’ambiente. La ricerca, però, si concentra soprattutto sulla riduzione dell’intensità di carbonio delle aziende agricole in quanto produttrici di materie prime per l’industria dei biocarburanti.
Attraverso un’analisi del ciclo di vita che tiene conto degli usi e delle emissioni della materia prima per il biofuel (come ad esempio il mais per la produzione di etanolo), i ricercatori hanno suggerito un nuovo modo per generare credito LCFS (Low Carbon Fuel Standard), che ha un valore monetario per i produttori di biocarburanti.
Secondo la loro proposta, i produttori di biocarburanti potrebbero migliorare il loro punteggio complessivo di emissioni utilizzando materie prime provenienti da un’agricoltura a bassa intensità di carbonio. Questo, però, varrebbe anche come metodo di compensazione per gli agricoltori, che fornirebbero materie prime a basso tenore di carbonio.
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Attualmente, LCFS si concentra sui singoli impianti di conversione di biocarburanti, il che ha comportato investimenti significativi sui processi di produzione. Tuttavia, le materie prime sono state finora classificate in base a una media nazionale, indipendentemente dalle variazioni significative della loro intensità di carbonio.
Attraverso un’analisi di scenario basata sulla quantificazione delle aziende agricole che potrebbero ridurre le proprie emissioni, la ricerca suggerisce una più stretta collaborazione tra produttori di biocarburante e coltivatori che faccia leva proprio sul riconoscimento delle sostanziali variazioni di intensità di carbonio a seconda della provenienza delle materie prime. Una collaborazione che porterebbe ad un nuovo meccanismo di compensazione delle emissioni e ad un cambiamento sostanziale in termini di sostenibilità delle pratiche agricole statunitensi.