Necessari circa 2mila miliardi di dollari per passare a una catena di approvvigionamento di ammoniaca verde
(Rinnovabili.it) – L’ammoniaca verde può decarbonizzare il trasporto marittimo globale? Da sola certamente no, ma può dare una mano sostanziosa. I termini di questo aiuto sono stati valutati da una nuova ricerca condotta dall’Università di Oxford, nel Regno Unito. Nel dettaglio, il professore di ingegneria chimica René Bañares-Alcántara e alcuni colleghi hanno quantificato la fornitura di carburante ottimale in termini di costi nel percorso verso le zero emissioni nette del comparto al 2050. E per farlo hanno sviluppato un quadro di modellizzazione in grado di creare scenari praticabili su come stabilire una catena di approvvigionamento globale di NH3 verde. Il quadro combina un modello di domanda di carburante, scenari commerciali futuri e un modello di ottimizzazione spaziale per la produzione, lo stoccaggio e il trasporto dell’ammoniaca.
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Il risultato? La versione green del carburante azotato potrebbe soddisfare la domanda di carburanti marittimi da parte delle navi adibite al trasporto commerciale di oltre il 60% prendendo di mira solo i primi 10 porti di rifornimento regionali (scenario moderatamente ambizioso). Il costo livellato della fornitura di ammoniaca verde (LCOA), che comprende i costi di produzione, i costi dell’elettricità, i costi di costruzione delle condutture, lo stoccaggio portuale e il trasporto marittimo, differirà a livello geografico geografico. Tuttavia a livello globale gli autori stimano un LCOA medio ponderato è di 260 dollari la tonnellata. Parliamo di costi di produzione simili a quelli dei combustibili a bassissimo contenuto di zolfo.
Gli scienziati sottolineano anche che saranno necessari circa 2mila miliardi di dollari per passare a una supply chain per l’ammoniaca verde entro il 2050, principalmente per finanziare le infrastrutture di approvvigionamento. Dallo studio emerge che la maggiore necessità di investimenti è in Australia, per rifornire i mercati asiatici, con grandi cluster produttivi previsti anche in Cile (per rifornire il Sud America), California (per rifornire gli Stati Uniti occidentali), Africa nord-occidentale (per soddisfare la domanda europea) e nella penisola arabica meridionale (per soddisfare la domanda locale e parti dell’Asia meridionale).
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