Articolo pubbliredazionale
L’azienda, presieduta dal giovane imprenditore Simone Marzari, è una realtà dinamica, totalmente italiana, che opera nel settore delle bioenergie rinnovabili e serve, oggi, più di 500impianti di biogas e biometano. Forte di uno spirito di valorizzazione del patrimonio ambientale, Agritrade investe da sempre in attività di scouting alla ricerca di colture alternative con una visione legata alla produttività, al costo e alla sostenibilità ed è per questo che ha deciso di portare in Italia, in esclusiva, il Donau Silphie: una coltura energetica, con un alto valore ecologico.
Il Donau Silphie è una coltura in grado di assorbire grandi quantità di CO2 grazie all’apparato radicale fittonante, molto sviluppato, che si propaga in profondità fino a 150-200 cm, organicando circa 11 tonnellate di CO2 nella parte ipogea, che permettono ogni anno la formazione di 5 tonnellate di humus per ettaro di coltivazione.
Tutto ciò, oltre al fatto di prevenire il problema dell’erosione, porta ad un miglioramento della fertilità e della struttura del terreno per la formazione di una rinnovata biocenosi di organismi terricoli, come i lombrichi.
Con una fioritura di 2 mesi nel periodo estivo e grazie al suo alto potenziale mellifero (produzioni di miele di 150-300 kg/ha all’anno) e pollinifero, Silphie rappresenta una soluzione concreta per contrastare il declino degli insetti impollinatori, indispensabili nell’ecologia del mondo intero e la cui salvaguardia è un tema sempre più rilevante.
Questa coltura pluriennale non richiede frequenti lavorazioni con macchine agricole e ha un fabbisogno minimo d’acqua, riducendo così ulteriormente le emissioni di CO2 e lo spreco idrico.
Ma i punti di forza di Silphie non si esauriscono nel mondo del biogas poiché, grazie alle caratteristiche della sua fibra, sta trovando spazio nell’industria cartiera come cellulosa grezza e ottenibile senza l’utilizzo di sostanze chimiche in maniera del tutto sostenibile. Inoltre, Agritrade sta lavorando affinché le cartiere, approvvigionandosi di fibra possano fare propri i crediti di carbonio prodotti dal Silphie per abbattere le loro emissioni di CO2 in atmosfera.
Sul fronte produttivo, Silphie ha un rendimento di circa 60-80 tonnellate di biomassa per ettaro. Rende quanto un triticale e un sorgo in m3 di biogas, ma in termini di tonnellate per ettaro rende più del doppio.
Anche paragonato al mais ne esce vincitore, nonostante produca il 25% di biogas per tonnellata in meno. Infatti, se consideriamo il fatto che la coltura ricaccia per quindici- vent’anni, i minimi costi di gestione e colturali che richiede e la maggior produttività in termini di biomassa per ettaro, nell’ordine del 25-30% in più rispetto al mais, capiamo immediatamente il suo immenso potenziarle.
Non trascuriamo poi la grande rusticità e adattabilità della coltura, che la rende idonea a valorizzare anche terreni marginali e difficili.
A rafforzare la scelta pionieristica dell’azienda, il fatto che con la nuova PAC il Silphie sarà riconosciuta tra le colture per gli Eco-schemi ed EFA: la sua semina è ammessa nel 5% dei terreni a vocazione ecologica che tutte le aziende agricole con una superficie superiore ai 15 ettari devono avere per legge e che spesso restano incolte o improduttive.
“Le aziende che si legano al contributo EFA, con il Silphie potranno contare su un’opzione ecosostenibile, produttiva e redditizia. – afferma Simone Marzari – In questo modo si favorisce la comunicazione tra filiere e professionalità diverse. Mentre per chi ha già fatto la scelta dell’agricoltura bio, Silphie rappresenta un’ulteriore opportunità a sostegno di un’economia circolare”.