Benzina per l’animo, ma presto anche per le auto. I rifiuti derivati dalla produzione di vino diventano biocarburanti economicamente molto validi
(Rinnovabili.it) – Gli scarti dell’uva utilizzata per la produzione di vino sono materia per biocarburanti economicamente competitivi. Ne sono certi all’Università di Adelaide, in Australia, dove un team di esperti ha pubblicato una ricerca sulla rivista Bioresource Technology, secondo la quale dalla fermentazione di una tonnellata di scarti di uva (vinaccia, steli e semi) è possibile ricavare fino a 400 litri di bioetanolo. Esso non è altro che l’etanolo prodotto dalla fermentazione delle biomasse, che può essere adoperato come carburante.
Rachel Burton, docente all’Università di Adelaide, ha dichiarato che «sfruttare gli ‘avanzi’ della produzione di vino per produrre biofuel ha del potenziale economico per quello che altrimenti diventa in gran parte un prodotto di scarto».
I ricercatori che hanno condotto lo studio si sono concentrati sull’analisi della vinaccia proveniente da due varietà di uva: il Cabernet-Sauvignon e il Sauvignon Blanc. Così, hanno scoperto che la maggioranza dei carboidrati che si trovano in queste due vinacce può essere convertita direttamente in etanolo semplicemente attraverso il processo di fermentazione. Quel che incoraggia nuove sperimentazioni è la resa: 270 litri per ogni tonnellata di vinaccia. Si tratta di cifre che possono essere anche aumentate, basta ricorrere a dei trattamenti a base di acidi ed enzimi: grazie a queste ricette alternative, la fermentazione può produrre – come è stato dimostrato dalla ricerca – i già citati 400 litri di bioetanolo per ogni tonnellata di vinaccia.
«Utilizzare le biomasse vegetali per la produzione di biocarburanti liquidi può essere difficile a causa della sua natura strutturalmente complessa, che non è sempre facile da scomporre», ha spiegato Kendall Corbin, ricercatrice che lavorato al progetto dell’ateneo australiano. Ma la le potenzialità della vinaccia presenta caratteristiche di innegabile interesse, che lo rendono un rifiuto preziosissimo e potrebbero diventare un’altra freccia all’arco dei biocombustibili. Infatti, è disponibile senza difficoltà, può essere ottenuta a buon mercato ed è ricca del tipo di carboidrati che vengono fermentati facilmente.