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Biocarburanti sbagliati potrebbero aver peggiorato le emissioni UE

Un rapporto commissionato dalla UE rivela: i biofuel di prima generazione emettono fino a tre volte le emissioni dei combustibili fossili

Biocarburanti sbagliati potrebbero aver peggiorato le emissioni UE

 

(Rinnovabili.it) – Il target verde che l’Unione Europea si è imposta sul fronte dei trasporti potrebbe aver peggiorato le emissioni di gas serra anziché di migliorarle. Come è possibile? La risposta arriva dalla società di consulenza Ecofys che ha scoperto come i biocarburanti di prima generazione siano molto più inquinati di quanto valutato inizialmente a causa di quelli che vengono chiamati gli effetti del cambiamento d’uso del suolo (Land Use Change –LUC).

 

Il problema è dibattuto da molto tempo, ma per la prima volta un rapporto mette in luce come gli effetti ambientali differiscano in maniera significativa a seconda del tipo di biocombustibile impiegato. La relazione, commissionata a Ecofys, IIASA ed E4tech dall’esecutivo europeo, quantifica le emissioni ILUC (indirect land use change, ossia gli effetti indiretti che possono derivare dai cambiamenti dello sfruttamento dei terreni) legate al consumo di biofuel nell’UE.

 

I biocarburanti sono un’opzione importante per ridurre le emissioni di gas serra dal settore dei trasporti. Tuttavia, la materia prima della maggior parte dei biocarburanti attualmente sul mercato richiede terreni coltivabili, ottenuti spesso a spese di foreste e torbiere preesistenti. Mentre le prestazioni ambientali dirette dei biofuel deve soddisfare i requisiti di sostenibilità europei, l’impatto indiretto è difficile da controllare e non può essere osservato o misurato nella realtà, perché è strettamente connesso a un gran numero di altri cambiamenti nei mercati agricoli sia a livello globale che locale.

Gli autori del rapporto hanno cercato di analizzare la situazione nella maniera più completa possibile e quello che hanno scoperto è che il biodiesel a base di olio di palma emette più di tre volte le emissioni attribuitegli e l’olio di soia due volte tanto. L’obiettivo europeo del 10% di approvvigionamento “rinnovabile” entro il 2020 – per lo più biodiesel – potrebbe esasperare questa situazione, promuovendo la coltivazione di biocarburanti su 6,7 milioni di ettari di foreste e praterie.

“Abbiamo bisogno di accelerare rapidamente la fase di uscita dalla prima generazione”, ha affermato Jos Dings, direttore del thinktank (T & E). “Il biodiesel è un grande ‘elefante nella stanza’. Essa rappresenta i tre quarti del biocarburante che usiamo nell’UE e questo rapporto individua che le sue emissioni sono molto peggio rispetto ai combustibili fossili”.

 

Quando viene immesso nel conteggio della CO2 anche la perdita di alberi i biocarburanti di prima generazione diventano responsabili di quasi 1 miliardo di tonnellate di CO2 equivalente emesse nell’atmosfera. Nel dettaglio per ogni megajoule di energia utilizzata, lo studio rileva che l’olio di palma emette 231 g di CO2 equivalente e olio di soia 150 g di CO2e, di gran lunga superiore alle stime effettuate dalle Nazioni Unite per qualsiasi combustibile fossile.