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Biocarburanti: in Brasile riducono la povertà degli agricoltori

Il Paese è riuscito a garantire ai piccoli coltivatori maggiori guadagni e un approvvigionamento alimentare stabile; ma nazioni come l’India non hanno avuto lo stesso successo

Biocarburanti, in Brasile riducono la povertà degli agricoltori(Rinnovabili.it) – Se l’opinione pubblica è divisa sulla reale “sostenibilità” dei biocarburanti, i quali sono spesso accusati di minare la sicurezza alimentare mondiale, alcuni Paesi stanno cercando di affrontare la tematica da un’altra angolazione: l’obiettivo è quello di utilizzare i carburanti ecologici per cercare di ridurre la povertà dei piccoli agricoltori.

Nella maggior parte dei casi, infatti, il guadagno che deriva dalla produzione di biofuel resta appannaggio delle raffinerie e delle società che gestiscono il processo di trasformazione; i contadini, di conseguenza, trovandosi al livello più basso della catena di produzione, sono esclusi dalla distribuzione della ricchezza.

Ma il Brasile, ad esempio, che ospita più di quattro milioni di aziende agricole familiari, sta cercando di invertire il trend: i contadini hanno visto crescere il loro reddito grazie all’introduzione di nuove norme in materia contrattuale.

 

I numeri dimostrano che i contadini in Brasile hanno iniziato ad ottenere maggiori guadagni, non solo in termini assoluti, ma anche in percentuale a tutto il valore della catena di produzione dei biocarburanti“, ha affermato Mairon Bastos Lima, ricercatore presso l’Istituto per gli Studi Ambientali dell’Università di Amsterdam e autore di un recente studio che ha esaminato l’impatto sociale delle politiche sui biocarburanti in Brasile, India e Indonesia.

Bastos Lima spiega che tutto ha avuto inizio quando Petrobras, colosso energetico statale del Brasile, ha creato una propria divisione biocarburanti nel 2008, apportando una serie di modifiche alle condizioni contrattuali degli agricoltori. La nuova regolamentazione riservava alla produzione di biofuel solo il 20% dei terreni dei contadini, lasciando il resto alle colture alimentari. In questo modo si garantiva ai coltivatori un approvvigionamento di cibo stabile, indipendentemente da ciò che accadeva nel mercato dei biocarburanti.

 

Ma in altri Paesi le conseguenze sociali della produzione di biocarburanti sono state diverse

In India, ad esempio, nel 2008 il governo ha scommesso tutto su una pianta chiamata jatropha, disponendone la coltivazione su più di 11 milioni di ettari di terreno. Le rese del raccolto, però, furono deludenti e molti contadini indiani si ritrovarono con redditi ridotti e un approvvigionamento di cibo minore per le proprie famiglie.