(Rinnovabili.it) – In Italia si dice che i ciclisti non abbiano vita facile: la mobilità sostenibile stenta a decollare, spesso le piste ciclabili e il bike sharing sono un miraggio e anche nelle città con un alto numero di cittadini eco-sensibili, ci si trova ad affrontare il problema del dove parcheggiare le amate due ruote in modo sicuro.
Di fatti, la recente e crescente concentrazione dei “mezzi eco-friendly” ha partecipato alla riduzione delle emissioni nocive e alla salvaguardia dell’Ambiente, ma al contempo ha contribuito al proliferare di parcheggi improvvisati e invasivi che spesso impediscono accessi e passaggi a marciapiedi e aree pubbliche. A tali complicazioni si aggiunga anche il problema dei furti (o del vandalismo) che affligge e stressa i possessori di biciclette: chi, del resto, non ha mai provato quella sensazione di legare la propria bici ad un palo, non così certo di ritrovarla lì al suo ritorno?
Dunque è facile immaginare come tali problemi possano essere una forte limitazione alla reale diffusione di un mezzo di trasporto così salutare per l’uomo e sostenibile per le città, soprattutto nel nostro Bel Paese. Fortunatamente però, una soluzione per semplificare la vita dei ciclisti e delle amministrazioni pubbliche è stata trovata e sperimentata negli ultimi dieci anni in tante città straniere, soprattutto lì dove la bicicletta (in connubio con i mezzi pubblici) sta progressivamente sostituendo l’uso dell’auto.
Gli esempi
Giappone, Spagna e gran parte dei Paesi del Nord Europa sin dalla metà dello scorso decennio hanno iniziato a sfruttare lo spazio presente nel sottosuolo delle città per lo stoccaggio automatizzato e sorvegliato delle biciclette, garantendo così la sicurezza ai ciclisti e al contempo il decoro urbano a tutti i cittadini. Tali depositi hanno trovato la loro collocazione ideale nei centri cittadini più congestionati e nei pressi dei principali nodi infrastrutturali di scambio, lì dove il numero dei ciclisti è ingente e la sosta delle due ruote è di media-lunga durata, entrambi fattori che ovviamente rendono il rischio di furto molto elevato.
Queste innovative strutture per la sosta, quasi completamente interrate, salvo una piccola cabina (simile a quella degli ascensori o dei bancomat) che fuoriesce sul piano stradale occupando uno spazio minimo, consentono al ciclista di consegnare la propria bicicletta in totale sicurezza e di parcheggiarla al sicuro nel sottosuolo in pochissimi secondi. Il funzionamento è estremamente semplice e non richiede alcuno sforzo all’utilizzatore. Difatti al ciclista basterà avvicinare il proprio mezzo allo sportello automatico di superficie, il quale, attraverso un sistema meccanizzato, provvederà automaticamente ad immagazzinare la bicicletta nel deposito sotterraneo. Mentre, per ritirare il mezzo, sarà sufficiente avvicinare una carta elettronica personale ad un apposito lettore per avviare il pagamento della sosta e il processo inverso di riconsegna.
Il principale vantaggio di questi particolari depositi, oltre al minimo impatto architettonico a livello urbano, è che il sistema risulta funzionante 24 ore su 24, garantendo la massima sicurezza sia alla bicicletta e sia al ciclista. Le cabine di consegna-riconsegna dei mezzi possono essere infatti posizionate in luoghi ben visibili e illuminati anche di notte, in modo da tutelare al meglio la sicurezza dei fruitori.
Ma vediamo quali sono i principali progetti fin ora realizzati.
Eco Cycle: dal Giappone il parcheggio antisismico e sostenibile
Da sempre, le biciclette risultano essere uno dei mezzi di trasporto più utilizzati dai cittadini nipponici, tant’è che, nell’affollatissima e congestionata Tokyo, trovare un posto per parcheggiare la propria bici si configura spesso come una vera e propria impresa. Per risolvere tale problema l’azienda Giken Ltd è dal 1998 impegnata nella ricerca e progettazione di parcheggi interrati automatizzati, vantando attualmente la realizzazione di 41 impianti per biciclette in differenti città del Giappone. L’ultima tipologia di impianti, elaborata al motto di “Culture Aboveground, Function Underground”, è quella denominata “Eco Cycle” e permette lo stoccaggio di oltre 200 biciclette in un silos interrato di circa 8 m di diametro per 12 metri di profondità, con un ingombro in superficie di appena 12 mq.
Tale sistema prevede l’applicazione di un chip sulla forcella anteriore della bicicletta, in modo che una volta avvicinato il mezzo allo sportello meccanico di consegna, in solo 8 secondi la bici verrà immagazzinata nel sottosuolo per essere poi restituita, in altrettanto tempo, al passaggio del proprio badge personale su un apposito sensore. Comprensibilmente il servizio è a pagamento, con un costo di circa 13 euro al mese, ma il grande vantaggio ovviamente è quello di tenere il proprio mezzo bene al riparo da ladri e vandali, nonché dagli agenti atmosferici. Va notato infatti che questa tipologia di parcheggi può ospitare qualsiasi tipo di biciclette, persino quelle elettriche, le quali verranno automaticamente messe in carica durante la sosta.
La principale particolarità di questi depositi robotizzati risulta essere il sistema costruttivo, il “Press-in Method”, tale da rendere le strutture antisismiche, di facile costruzione e di altrettanto facile rimozione qualora non ve ne fosse più l’utilità pubblica. Nello specifico degli elementi metallici prefabbricati vengono “pressati” uno alla volta nel suolo in maniera tale da configurare un cilindro, dopodiché, quest’ultimo viene svuotato del terreno dall’interno, in modo da lasciar posto all’impianto meccanizzato. L’intera operazione costruttiva richiede al massimo due mesi, e all’occorrenza, in tempi brevissimi, può essere rimossa permettendo il riciclo delle strutture metalliche per altre necessità. Questo aspetto risulta essere di grandissima importanza nell’ottica del ciclo di vita di un’opera, rendendo il ripristino dei luoghi di facile realizzazione e con un costo contenuto.
Un video realizzato dalla casa costruttrice spiega bene tutti i dettagli di questa tecnologia:
“Biciberg” E “B-igloo”: la risposta europea ai nipponici
“Biceberg” è il sistema spagnolo, simile al progetto giapponese anche se in dimensioni ridotte, che si sta diffondendo in molte città iberiche e del resto dell’Europa. Tale sistema permette uno stoccaggio sotterraneo di al massimo 92 biciclette con un tempo singolo di carica di circa 30 secondi. Ma il vantaggio reale offerto da questa soluzione, risiede nella possibilità data al cliente di “parcheggiare”, oltre alla bicicletta, anche un piccolo bagaglio personale (quale ad esempio lo zaino o il caschetto). Il costo offerto per il servizio è di € 0,15 per ora ed è stato calcolato che il tempo di ritorno economico per la realizzazione dell’impianto va dai 5 agli 8 anni.
“B-igloo”, anch’esso un progetto spagnolo, si configura invece come un sistema di parcheggio di superficie per 24 biciclette. All’occorrenza, tale impianto, può essere parzialmente o totalmente coperto per mitigarne l’impatto architettonico, nonché integrato da pannelli fotovoltaici ed impianti micro-eolici così da garantirne una autonomia di funzionamento fino a 15 giorni.
Il futuro: parcheggiare le bici sui tetti
Da poco più di un anno il Comune di Amsterdam, dato il poco spazio a livello stradale e la difficoltà naturale di usufruire del sottosuolo, sta valutando la possibilità di installare dei parcheggi per biciclette completamente automatizzati sui tetti degli edifici. Di fatti i costi di costruzione, stimati intorno ai 2.500 € per posto bici, risulterebbero essere molto inferiori rispetto a quelli necessari per i parcheggi sotterranei. Inoltre tali strutture, ben si integrerebbero con l’impiego del fotovoltaico in copertura, così da ridurne anche i costi di funzionamento. Questi innovativi impianti per il parcheggio, pensati dalla ditta Lo Minck Systemen con un rivestimento in vetro trasparente in modo da esibire il movimento delle biciclette al loro interno, sono destinati a diventare delle vere e proprie attrazioni, mostrando a tutti come Amsterdam sia in Europa la città delle biciclette per eccellenza.