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Bici in città: il dossier di FIAB e Legambiente

Presentato il documento analizza il grado di ciclabilità delle città italiane e mette in evidenza come, a parte poche eccellenze, l’Italia sia ancora indietro rispetto al resto d’Europa

Recarsi sul luogo di lavoro o andare a trovare amici e familiari spostandosi con la bicicletta è un lusso che in pochi si possono permettere. Pigrizia a parte, chi ama la due ruote spesso deve fare i conti con tragitti impervi e poco sicuri oppure desistere per l’assenza delle necessarie infrastrutture. Quanto sono a misura di bicicletta le città italiane? A questa domanda ha cercato di rispondere Bici in città, il dossier nato dalla collaborazione tra la Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB), Legambiente e CittàinBici per testare lo spazio dedicato alle biciclette nei centri urbani, che è stato presentato a Bologna sabato scorso.

 

Per capire quanto sia ciclabile una città, l’indagine ha seguito un criterio che ha integrato le considerazioni di chi pedala, i diretti interessati che vivono la situazione in prima persona, e i dati disponibili sulla mobilità ciclabile delle città italiane. Il risultato è stata la definizione del modal split, l’indicatore che descrive la ciclabilità urbana misurando il numero degli spostamenti effettuati in città con i diversi mezzi di trasporto e raggruppandoli poi in sostenibili (a piedi, in bici e con i mezzi pubblici) e insostenibili (in moto e in auto), grazie al quale è possibile delineare la reale situazione di un centro urbano sulla base dell’equilibrio e del grado di integrazione tra le varie modalità di spostamento. Il modal split può essere utile alle amministrazioni locali per individuare azioni mirate. L’ottica per chi ha stilato il dossiere dovrebbe essere arrivare a una città ideale che ha almeno un 15% di spostamenti in bici e una mobilità di auto e moto inferiore al 50%. Interessanti i risultati emersi.

 

Non sempre la ciclabilità dipende dai chilometri delle piste ciclabili. Parma, per esempio, ha 87,1 chilometri di piste, 14, 7 in più rispetto a Bolzano, che però ha percorsi ciclabili meglio integrati e molti più cittadini che scelgono la bici per spostarsi. Nonostante l’alta percentuale degli spostamenti in bici, non sempre tutte le città riescono a contenere la mobilità a motore, a causa di una bassa percentuale di mobilità a piedi e spostamenti con il trasporto pubblico. È il caso di Ferrara, Piacenza, Rimini, Prato, Parma e Reggio Emilia; Bolzano e Mestre, invece, riescono a mantenere la mobilità a motore al di sotto del 50%.
Certo è che, rispetto all’Europa, l’Italia è ancora molto indietro: i 3.297,2 chilometri di piste ciclabili equivalgono solamente a quelli di Stoccolma, Hannover e Helsinki messi insieme; inoltre un terzo dei capoluoghi non ha, se non in piccolissima parte, percorsi ciclabili.

 

Il dossier ha poi analizzato anche le città migliori, potendo constatare però che sono ancora troppo poche le città dotate di un piano sulla ciclabilità, di un numero adeguato di ciclo parcheggi e di un’efficiente rete ciclabile. Durante la presentazione bolognese del dossier, è stata presentata anche la “Carta delle Città in Bici”, un documento sottoscritto dai comuni intenzionati a promuovere la ciclabilità nelle proprie città attraverso interventi diretti e mirati; la Carta, tra l’altro, è perfettamente in linea con uno studio europeo secondo il quale investire sulle due ruote consentirebbe all’UE di ridurre del 60% le emissioni nel settore dei trasporti da oggi al 2050.