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Nuovi dazi sulle bici cinesi che hanno invaso il mercato europeo

Nuova indagine europea sulla presenza cinese nel mercato delle ruote. Nonostante i dazi le vendite di bici cinesi aumentano

bici cinesi

 

L’import di bici cinesi continua a preoccupare l’industria europea

(Rinnovabili.it) – Le bici cinesi finiscono ancora una volta sotto la lente della Commissione Europea. L’esecutivo sta valutando se estendere o meno le misure antidumping applicate alle due ruote “made in China”. La richiesta di nuovi indagini è arrivata a marzo 2018 dall’associazione che rappresenta i produttori europei di bici, l’EBMA, preoccupata della scadenza ormai prossima dei dazi comunitari. Domani, infatti, termineranno ufficialmente le misure commerciali correttive applicate sulle bici cinesi vendute in Europa dalla Repubblica popolare e attraverso mercati secondari come Indonesia e Filippine. Misure in vigore addirittura dal 1993 e che hanno permesso in questi anni di contrastare l’accertato dumping cinese, ossia l’esportazione di merci a prezzi molto più bassi, se non addirittura sotto costo, rispetto quelli praticati sul mercato interno.

 

Ma l’industria europea, che ha avviato un reclamo simile anche sulle e-bike del gigante asiatico, teme che una volta eliminati i dazi, il settore sia cancellato da una concorrenza sleale, come già accaduto negli USA. I dati presentati dall’EBMA all’esecutivo mostrano come le esportazioni di biciclette prodotte in Cina verso l’Unione europea siano aumentate del 15% lo scorso anno a 1,66 milioni di unità. E nonostante i dazi del 48,5 per cento applicati dal mercato comunitario. Nello stesso periodo le vendite di bici europee sono diminuite del 6 per cento.

L’associazione sostiene che parte del problema sia nei prezzi cinesi distorti di energia, metallo e sostanze chimiche e che debbano essere necessariamente impiegati i parametri di riferimento internazionali per calcolare un prezzo equo per le bici cinesi. In attesa che l’indagine UE si concluda, le tariffe verranno provvisoriamente prorogate, fa sapere l’esecutivo. Si tratta di un problema di difficile soluzione e non solo per le tensioni commerciali del periodo, innescate dalle misure protezionistiche USA. Le bici rappresentano uno dei pomi della discordia che hanno fatto saltare lEnvironmental Goods Agreement, ossia il misterioso Accordo sui beni ambientali su cui Unione Europea e altri 16 stati membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) stanno lavorando da oltre due anni.