Per i giudici di Lussemburgo l'applicazione del sistema di scambio delle quote di emissioni non violerebbe né i principi di diritto internazionale consuetudinario né l'accordo 'cieli aperti'
Secondo la direttiva CE, a ogni compagnia in arrivo o partenza dal territorio comunitario dovrà essere necessariamente assegnata una quota di emissioni pari all’incirca alla rispettiva media storica, prevedendo anche severe sanzioni per ogni sforamento del limite emissivo assegnato: 100 euro per ogni tonnellata di CO2 emessa in più o l’interdizione all’atterraggio. Nonostante l’azione delle società straniere per i giudici di Lussemburgo “la direttiva che include le attività ‘aviazione’ nel programma Ue per lo scambio di emissioni è valida. L’applicazione del programma di scambio di emissioni al settore dell’aviazione non viola né i principi dell’abituale legge internazionale in questione né l’accordo open-sky”.
E mentre da un lato sembrano già pronte le contromosse –Pechino minaccia ritorsioni e la Camera dei rappresentanti americana ha adottato un progetto di legge che proibisce alle compagnie Usa di aderire alla norma UE – piena soddisfazione arriva dal commissario europeo Connie Hedegaard: “Sono ovviamente molto soddisfatta di vedere che la Corte ha chiaramente concluso che la direttiva è pienamente compatibile con il diritto internazionale. Un certo numero di compagnie aeree americane ha deciso di sfidare la nostra legislazione in tribunale. Così ora ci aspettiamo che rispettino le norme europee, come l’Ue rispetta le leggi Usa”.