di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Quante vecchie auto, e altri mezzi di trasporto leggeri, finiscono nei Paesi in via di sviluppo dopo esser stati sfruttati nelle aree più sviluppate del Pianeta, come Europa, Usa e Giappone? Quanti veicoli a fine vita e altamente inquinanti vengono riciclati dal mercato contribuendo ad aumentare la cattiva qualità dell’aria e rendendo più difficile l’impegno per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici? Il tema è al centro di un nuovo rapporto delle Nazioni Unite che invita anche a prendere delle decisioni sul vuoto normativo e politico, cercando di avere standard di qualità minimi da adottare per garantire che i veicoli usati in commercio siano adeguati a un miglioramento ‘ambientale’ rispetto al parco auto del Paese che li importa.
Secondo il documento – messo a punto dall’Unep, il Programma ambientale dell’Onu – tra il 2015 e il 2018 sono stati esportati 14 milioni di vecchie auto e veicoli usati in tutto il mondo; di questi l’80% è andato a Paesi a basso e medio reddito, e più della metà è finito in Africa. A livello globale – viene ricordato – il settore dei trasporti è responsabile di quasi un quarto delle emissioni di gas serra dell’energia. In particolare, le emissioni dei veicoli fanno male alla salute: lo smog uccide dappertutto, per via dell’esposizione alle polveri sottili (PM2,5) e all’ossido di azoto (NOx) nelle città.
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“Che i veicoli siano ‘puliti’ è una priorità per raggiungere gli obiettivi climatici e di qualità dell’aria globali e locali – ha affermato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep – nel corso degli anni i Paesi sviluppati hanno esportato sempre più veicoli usati nei Paesi in via di sviluppo”; ma dal momento che questo commercio è “in gran parte non regolamentato”, l’esportazione è legata soprattutto a veicoli inquinanti. Così questi Paesi che le prendono, queste auto vecchie, diventano una specie di discarica. “La mancanza di standard e normative sta portando all’esportazione di veicoli inquinanti e non sicuri – ha aggiunto Andersen – i Paesi sviluppati devono smettere di esportare veicoli che non superano gli standard ambientali e di sicurezza e non sono più idonei alla circolazione; mentre chi importa dovrebbe introdurre standard di qualità più rigorosi”.
Dal rapporto – basato su un’analisi su 146 Paesi – emerge che circa due terzi di questi Paesi hanno politiche “deboli” o “molto deboli” per regolamentare l’importazione di veicoli usati. I Paesi africani hanno importato il maggior numero di veicoli usati (40%); seguono i Paesi dell’Europa orientale (24%), dell’Asia del Pacifico (15%), del Medio Oriente (12%) e dell’America Latina (9%).
La maggior parte dei veicoli esportati “non disponeva di un certificato di controllo tecnico valido”, mentre l’età media della macchina era “compresa tra i 16 ei 20 anni”; quasi tutte erano al di sotto degli standard Euro4. Per esempio le macchine destinate al Gambia aveva circa 19 anni, e un quarto dei veicoli usati esportati in Nigeria aveva quasi 20 anni.
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L’Unep, insieme con il sostegno del Fondo fiduciario delle Nazioni Unite per la sicurezza stradale, ha messo a punto un’iniziativa per sostenere l’introduzione di standard minimi per i veicoli usati. Il primo focus dell’iniziativa saranno i Paesi africani, alcuni di questi hanno già provveduto con standard minimi di qualità.