Tra tassazione dei benefit in kind, ammortamento del costo dei veicoli, detrazioni IVA e carte carburante, l’Italia ha una fiscalità che premia le company car inquinanti. A scapito dei modelli elettrici
L’Italia è il maggior “paradiso fiscale” in Europa per le company car inquinanti. Roma assicura ogni anno 16,4 miliardi di euro di sussidi fossili per le auto aziendali, nella forma di benefici fiscali di vario tipo. Ben più di Germania (13,7 miliardi), Francia (6,4 miliardi) e Polonia (6,1 miliardi). Se si aggiunge alla lista anche la Spagna (distante anni luce: appena 0,1 miliardi), i 5 maggiori mercati auto del continente garantiscono ogni anno 42 miliardi di euro. Le company cars rappresentano il 60% delle nuove immatricolazioni in Europa: sono un segmento cruciale per determinare la traiettoria della transizione nei trasporti su strada.
“Gli stati europei, ogni anno, sottraggono ai loro bilanci miliardi di euro per finanziare la mobilità inquinante” commenta Andrea Boraschi, direttore di Transport & Environment Italia. L’ong paneuropea ha rilasciato il 21 ottobre uno studio sui sussidi fossili alle auto aziendali. “Questo ammanco serve a incentivare aziende e dipendenti all’utilizzo di auto fortemente emissive, spesso costosi SUV di fascia alta. Si tratta di una politica fiscale dannosa per il clima e socialmente iniqua”.
Lo studio di T&E si concentra sui benefici che vengono concessi alle auto aziendali sfruttando 4 diverse leve fiscali:
- tassazione dei benefit in kind,
- ammortamento del costo dei veicoli,
- detrazioni IVA,
- carte carburante.
Questi vantaggi fiscali sono stati quantificati su scala nazionale e poi confrontati con uno scenario controfattuale, in cui questi benefici non sono garantiti. L’analisi si basa su dati reali.
Sussidi fossili per auto aziendali: la fiscalità in Italia
Le distorsioni della fiscalità in Italia a vantaggio dei modelli diesel e benzina sono “marcate”, sostiene lo studio. In linea generale, con le regole attuali il leasing di una vettura endotermica costa meno di quello di un’auto elettrica di pari volume e prestazioni.
Lo studio analizza il differenziale economico netto tra l’acquisto privato di un’auto, in virtù di un corrispettivo aumento di stipendio, e la possibilità di utilizzare quello stesso tipo di veicolo come benefit in kind concesso dal datore di lavoro. Le distorsioni fiscali all’opera in molti dei paesi analizzati fanno sì che per guidare un SUV inquinante si benefici in media di un vantaggio fiscale di 8.900 euro.
In Italia si arriva a benefici fiscali che viaggiano sui quasi 15mila euro l’anno a vettura. Più del doppio di quelli di Francia e Germania. La Spagna, al confronto, garantisce meno di 100 euro per auto aziendale. E del risparmio fiscale che si ottiene in Italia più di 1/3, cioè 5,8 miliardi, è destinato a sovvenzionare l’acquisto di SUV. Non stupisce, quindi, che in Italia – come nel resto d’Europa – le aziende immatricolino il doppio dei SUV endotermici e ibridi rispetto ai privati.
“Ci aspettiamo che la Commissione si attivi per porre fine a questa enorme anomalia fiscale. Ma molto può essere fatto, e in tempi brevi, anche a livello nazionale. Il governo Meloni, già con la prossima legge di bilancio, può riformare la tassazione dell’auto per privilegiare le tecnologie meno emissive e, soprattutto, per porre fine a una distorsione evidente”, conclude Boraschi.