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Un’iniezione da 230 mld $ in 14 anni: i sussidi agli EV della Cina

Sussidi EV: la Cina ha garantito 230 mld in 14 anni
via depositphotos.com

I sussidi agli EV annuali sono triplicati dal 2018, per aumentare ancora dopo il 2021

La Cina ha fornito almeno 230,8 miliardi di dollari all’industria nazionale dell’auto elettrica tra il 2009 e la fine del 2023. Un fiume di risorse veicolate attraverso diversi canali e modalità che hanno permesso ai veicoli a batteria di Pechino di sfondare nei mercati internazionali. Sussidi agli EV che adesso sono sotto la lente di Bruxelles. Il 12 giugno, l’UE ha annunciato dazi fino al 38% – oltre al 10% già applicato in precedenza – dopo aver stabilito che una parte dei sussidi EV cinesi sono illeciti e rappresentano una forma di concorrenza sleale. Dazi che scatteranno ufficialmente il 4 luglio prossimo se gli incontri bilaterali UE-Cina che partiranno questa settimana non produrranno un accordo per evitare una guerra commerciale.

Sussidi EV, l’impennata degli aiuti cinesi all’auto elettrica

Mentre i negoziati stanno per iniziare, un rapporto del CSIS prova a quantificare i sussidi agli EV garantiti di recente da Pechino. La stima cumulativa arriva a quasi 231 miliardi di dollari, con un andamento crescente. Tra 2009 e 2017, in media, gli aiuti sono stati 6,74 miliardi l’anno. Tra 2018 e 2020 l’ammontare è quasi triplicato, per aumentare ancora in modo netto dal 2021. Nel frattempo, gli EV cinesi hanno occupato già il 7,9% del mercato europeo e, secondo la stima di Transport & Environment, nel 2024 le auto elettriche di Pechino vendute in Europa potrebbero balzare al 25%.

Si tratta comunque di una stima “molto conservativa”, avverte il rapporto. Considera solo 5 forme di sussidi agli EV, tra diretti e indiretti: sconti per gli acquirenti approvati a livello nazionale, esenzione dall’imposta sulle vendite del 10%, finanziamenti governativi per le infrastrutture (principalmente colonnine di ricarica), programmi di ricerca e sviluppo per i produttori di veicoli elettrici e appalti pubblici di EV.  

Restano invece fuori dal conteggio del CSIS altre forme. Come i programmi di incentivazione su base locale in metropoli come Shanghai e Shenzhen. O i crediti d’imposta, le tariffe agevolate per l’elettricità e il costo dei terreni calmierato per alcuni produttori auto. Né sono calcolati altri vantaggi come il supporto statale per gli stabilimenti di batterie e per altri componenti della filiera.

Aiuti illeciti?

Che questi sussidi agli EV siano illeciti resta però da dimostrare. I dati, sottolinea il CSIS, si prestano a due letture contrapposte. Un’interpretazione potrebbe vederli come “15 anni di sostegno normativo e finanziario sostenuto per i produttori nazionali, che ha sostanzialmente modificato il campo di gioco per rendere molto più difficile per gli altri competere in Cina o in qualsiasi altro luogo in cui vengono venduti i veicoli elettrici cinesi”, suggerisce il rapporto.

Mentre chi vuole difendere le politiche cinesi sugli EV può mettere in luce aspetti diversi: “i sussidi come percentuale delle vendite totali sono diminuiti sostanzialmente, da oltre il 40% nei primi anni a solo l’11,5% nel 2023, il che riflette un modello in linea con un sostegno più massiccio alle industrie nascenti, per poi ridursi gradualmente man mano che maturano”.

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