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Stop auto diesel e benzina, anche l’Italia pensa al 2040

L'anticipazione arriva dal Ministro Giovannini che sottolinea, tuttavia, come il Governo "stia ancora ragionando" in attesa che la Commissione europea si prepari a definire il nuovo Regolamento Euro 7

Stop auto diesel e benzina
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Francia, Spagna, Danimarca, Norvegia, Olanda, Irlanda ed Austria hanno già definito uno stop alle aut diesel e benzina

(Rinnovabili.it) – Poche parole, ancora sospese, che fanno intravede però un passo avanti dell’Italia verso lo stop auto diesel e benzina. A pronunciarle, il neo ministro alle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, nel corso del “Tech Talk” di Italian Tech. La messa al bando nazionale dei motori a combustione interna è attualmente “una discussione in corso all’interno del Governo”, sottolinea il numero uno del MIMS. Ma per un Paese che possiede un’importante industria automobilistica, sono molti gli elementi da prendere in considerazione. “Un motore elettrico ha 100 pezzi mediamente, uno a combustione interna 900″: il passaggio tecnologico non può che “avere un grande impatto sulla filiera e dunque all’interno del Governo stiamo decidendo che posizione assumere”. Una certezza: “dobbiamo rinnovare il parco auto. Dovranno esserci altri incentivi”, spiega Giovannini. Magari ridestinando parte di quei 20 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi che il Belpaese ancora elargisce.

Per ottenere una vera data di stop alle auto diesel e benzina in Italia, probabilmente bisognerà aspettare le indicazioni europee. Nel Pacchetto Fit for 55 in arrivo a luglio dovrebbe comparire anche l’atteso Regolamento Euro 7. Di cosa si tratta? Della nuova proposta normativa della Commissione UE per ridurre le emissioni di auto, furgoni, camion e autobus. Non si conosce ancora il testo, ma le prime indiscrezioni danno per certo un duro intervento sull’automotive comunitario. Con la possibile introduzione dell’obbligo delle zero emissioni per i tutti i nuovi veicoli prodotti dal 2025. Rapida la levata di scudi delle case automobilistiche, a cui Frans Timmermans, capo della politica climatica dell’UE, ha risposto con pacatezza. “Sapete che l’industria automobilistica inizia dicendo che è impossibile e poi, alla fine, si adegua”, ha detto in una conferenza stampa lo scorso novembre. “Ma non lo prendo certo come modello per i miei negoziati. Ora dobbiamo ascoltare [l’industria] e le sue argomentazioni”.

La messa al bando delle auto diesel e benzina cerca una deadline

Mentre l’automotive scalcia, le autorità nazionali europee iniziano a prendere una posizione sullo stop auto diesel e benzina. E c’è già chi ha fissato una deadline alle vendite fossili. “Ci sono Paesi, come Francia, Spagna, che hanno scelto il 2040. Altri Paesi nordici hanno fissato il limite al 2030″, aggiunge il ministro. “Anche l’Inghilterra (ha scelto il 2030) ma quest’ultima non ha un’industria auto forte; l’impatto sulla loro filiera è molto diverso”. Certo è che, ragionando su una data limite per l’Italia, risulta difficile” possa essere “dopo il 2040, perché si fa competizione internazionale anche su questo”. In realtà un primo passo in tal senso è stato compito lo scorso autunno con l’approvazione alla Camera dell’odg del deputato M5S Giuseppe Chiazzese. L’atto di indirizzo conteneva una prima proposta di stop dal 2035.

Nel frattempo il dicastero guidato da Giovannini si riorganizza per preparasi al meglio per la transizione ecologica. Il “Dipartimento per i trasporti e la navigazione” è stato trasformato nel “Dipartimento per la mobilità sostenibile”, istituendo al suo interno  la “Direzione generale per le politiche integrate di mobilità sostenibile, la logistica e l’intermodalità”.

Il cambio di nome e di organizzazione risponde a un cambio di strategia, che prevede una piena integrazione degli interventi sulle infrastrutture e la mobilità […] sperimentando e applicando le nuove tecnologie in una visione di sviluppo sostenibile pienamente in linea con gli indirizzi europei e l’orientamento di questo Governo”, ha spiegato Giovannini. “Tutto ciò si accompagna a una nuova impostazione di lavoro all’interno del Ministero, che sta modificando non solo il proprio assetto organizzativo, ma l’approccio culturale a favore di una visione integrata di tutte le attività”.