L’ong Transport & Environment calcola che sarebbe sufficiente dimezzare la spesa dei governi europei per costruire nuove strade per colmare il divario di investimenti necessari per l’adeguamento delle reti elettriche alle esigenze della decarbonizzazione del trasporto su strada
Servono 39 miliardi di euro l’anno da qui al 2030 per mantenere la competitività dell’industria auto europea e traghettare il settore verso l’obiettivo emissioni nette zero entro metà secolo. Questo volume di fondi pubblici dovrebbe permettere di attirare 271 miliardi di investimenti privati. In questo modo sarebbe possibile assicurare che la maggior parte delle tecnologie verdi per i trasporti siano prodotte in Europa, rendendo così la filiera in grado di competere con Cina e Stati Uniti.
Come mobilitare queste somme? Lato investimenti pubblici, la direzione obbligata è i governi UE “ridefiniscano le priorità di spesa”, spostandoli dai sussidi ai combustibili fossili e dallo sviluppo di infrastrutture non allineate agli obiettivi di transizione (come la costruzione di nuove strade) verso combustibili verdi e infrastrutture energetiche come reti elettriche e punti di ricarica, fondamentali per la decarbonizzazione del trasporto su strada.
Lo sostiene l’ong Transport & Environment (T&E) in uno studio rilasciato il 4 novembre che quantifica il fabbisogno di investimenti, pubblici e privati, necessari a livello europeo per traghettare i settori critici dei trasporti (aereo e marittimo, auto elettriche, autobus e camion, batterie e stazioni di ricarica) verso net zero.
Meno asfalto, più energia: la ricetta per la competitività industria auto UE
Uno dei messaggi fondamentali che emergono dallo studio è che le risorse per garantire la competitività dell’industria auto ci sono. Si tratta di ricalibrarne la destinazione, non di trovare risorse nuove. I 39 miliardi di investimenti pubblici sono inferiori ai 42 miliardi che attualmente i governi europei destinano ogni anno in sussidi per le auto aziendali a benzina e diesel.
Come? T&E suggerisce che dimezzando la spesa per costruire nuove strade si può colmare il divario di investimenti per le reti elettriche. Da 61 miliardi l’anno, a livello europeo, si potrebbe scendere a 30 miliardi, da impiegare per il completamento della rete TEN-T. Gli altri 31 miliardi porterebbero a 67 miliardi gli investimenti per adeguare le reti alle necessità della transizione.
Servirebbe poi un Fondo Europeo per le Batterie finanziato con 25 miliardi fino al 2030 per sostenere la produzione europea, attualmente “troppo fragile in confronto all’industria cinese”. L’investimento permetterebbe di attivare economie di scala, accedere a materie prime critiche e “attuare strategie di de-risking degli investimenti in componenti cruciali, come i catodi”.