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Le strategie di Schneider Electric per una mobilità elettrica intelligente

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Via depositphotos.com

Articolo in collaborazione con Schneider Electric

La multinazionale nata in Francia quasi due secoli fa oggi è all’avanguardia nello sviluppo di soluzioni digitali per la mobilità elettrica

(Rinnovabili.it) – Costruire sistemi di gestione dell’energia per tenere il passo dello sviluppo della mobilità elettrica è una missione impegnativa. Occorre lavorare con aziende di taglia diversa, installatori, studi di progettazione, perfino con i clienti finali. Tenere tutti insieme è il mestiere di Ivan Maineri, vice presidente di Schneider Electric con la responsabilità delle divisioni Power Product – Home & Distribution in Italia. Lo abbiamo incontrato per conoscere più a fondo il lavoro che la società specializzata in gestione dell’energia, digitalizzazione e automazione sta svolgendo nel campo della e-mobility.

Schneider, azienda nata nel 1836 in una piccola cittadina francese, oggi è una società globale attiva in diversi settori. Tra questi, è intenso l’impegno per massimizzare l’impatto della diffusione della mobilità elettrica nei contesti dove si consuma e gestisce energia. Parliamo di edifici, centri commerciali, centri di uffici, realtà che sempre più spesso diventano hub di ricarica dei veicoli elettrici o ibridi. Schneider Electric supporta i clienti che decidono di implementare queste soluzioni. Un’operazione del genere richiede infatti un adeguamento delle infrastrutture e deve fare i conti con la potenza della rete locale. Schneider Electric per raggiungere questo obiettivo punta su  una soluzione olistica, che va oltre l’infrastruttura di ricarica, in cui l’intero ecosistema di mobilità elettrica è connesso per fornire la strategia di gestione dell’energia più efficiente e sostenibile per edifici, flotte di auto aziendali e stazioni di ricarica in transito, con affidabilità ed efficienza.

Quali sono le principali sfide per l’elettrificazione della mobilità in Italia? Quali settori incontrano le maggiori complessità e come dovrebbero essere risolte?

Dal nostro punto di vista, il commercial&industrial building è uno dei primi settori a cui porre attenzione. Tutte le aziende che fanno un bilancio di sostenibilità guardano con favore a inserire spazi per la mobilità elettrica o ibrida. Se iniziano ad avere un parco auto più consistente, però, devono aumentare i punti di ricarica. La domanda è: che impatto ha tutto questo all’interno dell’infrastruttura elettrica aziendale? Soluzioni software come EcoStruxure EV Charging Expert permettono ad esempio di redistribuire i carichi, evitando di dover ridefinire i dispositivi elettrici di un impianto. Si tratta di soluzioni utili laddove non è possibile aumentare la potenza, oppure quando l’investimento per farlo risulterebbe significativo. Per un tessuto di piccole e medie aziende come l’Italia, ottimizzare i sistemi di distribuzione elettrica esistenti è una soluzione più intelligente. Poi c’è la sfida dell’energia, che per essere sostenibile deve venire da fonti rinnovabili. Oggi vedo ancora aumentare le colonnine di ricarica, tuttavia molto spesso sono ancora connesse a fonti energetiche tradizionali.

Il PNRR sta incidendo nell’accelerazione della digitalizzazione?

In realtà il vero impulso è stato dato prima del PNRR dal piano Industria 4.0. Ne hanno usufruito prima solo le grandi aziende, ma poi si è trovato il modo per estenderlo anche a piccole e medie imprese. Noi siamo stati fra gli attori che hanno svolto attività di formazione e divulgazione presso queste realtà. Oggi sta iniziando un’onda legata invece al PNRR: vediamo ad esempio diversi studi di progettazione con cui collaboriamo che sono chiamati a lavorare su questi progetti, anche se la rapidità richiesta ai progettisti dalle scadenze ravvicinate per utilizzare questi fondi sta affaticando la filiera.

L’impulso che verrà dato alla mobilità elettrica significa anche che sarà necessario potenziare i sistemi di accumulo. Oggi importiamo in Europa gran parte delle materie prime per la loro realizzazione: quali azioni occorre mettere in campo per aumentare l’indipendenza produttiva del continente?

Ci siamo accorti con il Covid, ma anche con le tensioni successive, della fragilità delle catene del valore globali. Oggi siamo quindi in un trend opposto, con le imprese che stanno smettendo di delocalizzare e cominciano a rilocalizzare. Sugli accumulatori, però, siamo ancora molto dipendenti da filiere internazionali. Sarà quindi sempre più necessario avere un hub continentale, piuttosto che globale. Da questo punto di vista Schneider sta lavorando nell’ambito della Upcell Alliance, un’associazione che mira a creare un ecosistema europeo unico di attori dell’industria delle batterie. L’obiettivo è dare all’Europa una posizione di leadership in questo campo e rafforzare la filiera nel continente. Lo facciamo collegando l’industria europea delle batterie con il mondo della ricerca in un’unica piattaforma.

Schneider Electric

A proposito di alleanze, è recente la notizia dell’adesione di Schneider Electric all’iniziativa Motus-E. Quale contributo darete allo sviluppo della mobilità elettrica e con quale filosofia?

Non c’è oggi un unico player che può rispondere alle necessità e alle sfide che il mercato ci pone. Per questo lavoriamo in alleanze e nell’ambito di coalizione, così da comprendere meglio i punti di vista di attori diversi da noi che però operano nella stessa filiera. Nelle aggregazioni noi portiamo una visione più olistica sul tema della gestione dell’energia, non legata solo all’ultimo miglio. 

Oggi l’ecosistema dell’e-Mobility è costituito da un’ampia varietà di attori, dai produttori di automobili, ai gestori o fornitori di punti di ricarica, dai fornitori di servizi ai proprietari di flotte, passando ai gestori di edifici e conducenti di veicoli elettrici stessi. Qui in Italia chi sono i vostri interlocutori?

Noi lavoriamo con tutta la filiera, a partire dagli studi di progettazione, che supportiamo attraverso formazione e strumenti specifici. Facciamo supporto anche a installatori, impiantisti, quadristi e system integrator, attraverso la collaborazione con distributori di materiale elettrico . Abbiamo anche delle attività di promozione sugli utenti finali, perché ogni attore della filiera è importante, sia per le alleanze che per il go-to-market.

Un aspetto chiave della vostra collaborazione con le imprese è la formazione. Perché è così importante e che tipo di percorsi offrite ai clienti?

Il nostro sistema di formazione tecnica  eroga corsi di diversa natura. Da quelli classici su media e bassa tensione a quelli sul building management system e corsi sulla building automation. Sono tagliati in funzione dell’utente che vogliamo formare: possono essere studi tecnici, impiantisti e anche clienti finali che vogliono formare figure di facility manager o capire come allungare il ciclo di vita dei loro impianti. Oggi stiamo facendo anche una academy per gli studi di progettazione. Questa crescente necessità di elettrificazione ha dato una forte spinta al mercato, e trovare risorse umane oggi è un problema di prima grandezza. Inoltre c’è anche un cambio generazionale che viaggia in parallelo a quello tecnologico. Gli studi tecnici che sono nella nostra rete di partner sono in cerca di neoingegneri e/o periti industriali. Abbiamo quindi pensato di organizzare per i loro nuovi assunti una academy da 250 persone a edizione, con l’obiettivo di formare mille nuovi progettisti nel 2023. I partecipanti imparano a progettare impianti elettrici e speciali utilizzando il nostro software di progettazione Iproject; inoltre approfondiscono le conoscenze sulle architetture digitali EcoStruxure, che abilitano l’Internet delle Cose, su più livelli: dai componenti connessi ai sistemi di controllo fino alle app e ai software più sofisticati per l’analisi dei dati in cloud. 

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