Il position paper di Asvis sui nuovi obiettivi rinnovabili per i trasporti nell’aggiornamento del PNIEC
(Rinnovabili.it) – Entro il 2030, l’Italia può tagliare del 22% i consumi di energia nel settore trasporti da 36 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) nel 2021 a 28,1 Mtep nel 2030. E ridurre le emissioni dei trasporti del 25%. Per riuscirci è necessario puntare tutto su elettrificazione (anche del trasporto pubblico e commerciale) e bloccare la strada alle false rinnovabili. E l’occasione per impostare questa trasformazione del settore è la revisione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), che Roma deve inviare a Bruxelles entro il 30 giugno.
È l’impianto delle proposte per ridurre le emissioni dei trasporti e accelerare il passaggio a una mobilità realmente sostenibile formulate in un rapporto di Asvis presentato il 16 maggio e preparato da CleanCities, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Sbilanciamoci, Transport&Environment e WWF.
Come ridurre le emissioni dei trasporti?
L’aggiornamento del PNIEC, fermo al 2019 e alle richieste della direttiva RED I, dovrebbe portare su strada entro fine decennio almeno 6 milioni di auto elettriche. Un obiettivo raggiungibile soprattutto dopo il 2026 quando è prevista la parità di costo con quelle diesel e benzina. Ma l’elettrificazione del parco circolante deve riguardare anche il trasporto pubblico, con almeno 10mila bus elettrici nelle principali città italiane, e 100mila furgoni e camion elettrici. In più va potenziato il trasporto su rotaia, dove le merci movimentate da treni a trazione elettrica dovrebbero crescere dell’8% all’anno. Un ritmo già toccato nel periodo 2019-2022. In totale, i consumi elettrici nei trasporti lieviteranno da 11 a 24 TWh. Queste le proposte di revisione del PNIEC, con i nuovi obiettivi espressi in migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio (Ktep):
L’altro grande fronte su cui l’Italia si deve muovere per ridurre le emissioni dei trasporti è quello delle rinnovabili. “Nel 2021 l’elettricità prodotta in Italia era rinnovabile solo per il 35%, mentre nel 2030 si prevede che quella usata nei trasporti potrà e dovrà essere rinnovabile nella misura dell’80%”, si legge nel rapporto. In questo modo, le rinnovabili nei trasporti passeranno dal 4,8% del 2021 al 10% nel 2030.
Il problema principale? Chiudere la porta ai biocarburanti non sostenibili, e accettare solo i biocarburanti avanzati che non sono in competizione con la filiera alimentare e non danneggiano gli ecosistemi. Finora, il panorama italiano è stato dominato al 90% da biofuel di “origine dubbia (olio di palma) importato dalla Cina attraverso Spagna, Bulgaria e Austria”, mentre solo il 10% arriva dalla raccolta differenziata nazionale. Servono quindi “meccanismi di certificazione che ne possano garantire la tracciabilità”. Mentre idrogeno verde e carburanti elettrici dovrebbero essere destinati soltanto ai settori non elettrificabili, cioè aviazione e trasporto marittimo per le tratte più lunghe.