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Con gli EV, più posti di lavoro nella filiera automotive in Italia. Lo dicono le aziende

Posti di lavoro filiera automotive Italia: +0,6% nel 2027
Foto di Samuele Errico Piccarini su Unsplash

La Lombardia traina il comparto con +6,3% in 4 anni

(Rinnovabili.it) – Il passaggio all’elettrico non deve preoccupare per l’impatto sui posti di lavoro nella filiera automotive in Italia. Più di 8 aziende su 10, infatti, ritiene che l’addio alle auto diesel e benzina sul numero di occupati del settore sarà nullo o addirittura positivo. Una posizione molto distante dall’allarmismo diffuso sia da alcuni sindacati che da parte della politica, nel Belpaese come in Europa. Lo stesso ottimismo riguarda gli effetti della svolta verso gli EV sul portafoglio prodotti: sarà positivo secondo il 79,3% dell’industria basata in Italia.

Sono i numeri rilasciati dall’Osservatorio TEA, l’iniziativa dell’università Ca’ Foscari di Venezia e del CNR-IRCrES guidata dal CAMI (Center for Automotive & Mobility Innovation) che monitora le trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano. A rispondere al sondaggio sono 217 aziende, scelte come campione rappresentativo delle oltre 2.150 censite e analizzate dall’Osservatorio.

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Cosa pensa la filiera automotive italiana della transizione all’elettrico?

Gli effetti strettamente occupazionali della transizione sono previsti come neutri dalla maggioranza assoluta delle aziende (il 55,5%): l’impatto atteso sul numero di dipendenti è nullo. Mentre quasi 1 impresa su 3 (il 27,7%) si dice convinta di poter aumentare i livelli occupazionali. I posti di lavoro nella filiera automotive in Italia avrebbero più da guadagnare che da perdere dall’elettrificazione.

L’opinione positiva è più diffusa soprattutto tra le micro imprese: sono loro – la maggioranza del tessuto industriale italiano dell’automotive – quelle che più delle altre ritengono di poter aumentare il numero degli occupati. La pensa così il 51,7% degli intervistati, percentuale che le posiziona davanti alla quota di ottimisti nelle aziende piccole (il 33,3%) e in quelle più grandi (il 31,3%).

La fotografia “conferma quanto valutato già lo scorso anno dall’Osservatorio TEA partendo dall’analisi del portafoglio prodotti delle imprese: la maggioranza delle aziende della filiera automotive italiana fornisce prodotti o servizi invarianti rispetto all’alimentazione dei veicoli”, notano gli autori del sondaggio.

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Di quanto potrebbe crescere l’occupazione nella filiera automotive nazionale? Il dato aggregato parla di +0,6% al 2027, con la Lombardia a trainare il comparto nazionale con un sonoro +6,3%. Il Piemonte, altro territorio centrale per il settore auto nazionale, non si aspetta alcuna variazione nei posti di lavoro, mentre le aziende localizzate nelle regioni del Centro attendono un +3,1%. I cali sono invece attesi tanto al Nord-Est (-4,3%) quanto al Sud (-3,5%).

Il tema non è tanto quello dei numeri, quanto quello delle competenze dei lavoratori. “A fronte della diffusa intenzione di procedere con nuove assunzioni, infatti, a seconda dei ruoli dei dipendenti, una quota dal 40 al 50% del campione denuncia grandi difficoltà nel reperimento delle professionalità richieste”, nota l’Osservatorio TEA. Da qui le priorità di cui il governo dovrebbe farsi carico secondo il settore: la defiscalizzazione delle assunzioni di giovani e personale esperto è in cima ai pensieri di oltre 6 aziende su 10. A seguire, bonus per l’acquisizione di tecnologie e la riconversione produttiva e agevolazioni per la formazione dei lavoratori.

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