di Tommaso Tetro
(Rinnovabili) – La mobilità condivisa (sharing mobility) nel 2020 ha registrato un calo annuale delle percorrenze del 30,6%, con 158 servizi attivi nelle città italiane, e una crescita del 200% in cinque anni. Questo quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility, promosso dal ministero della Transizione ecologica, dal ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, composto dagli operatori di sharing, dalle amministrazioni locali e dai centri di ricerca.
In basi ai dati sul 2021 in sei città – prosegue l’Osservatorio – la mobilità condivisa già nelle prime due settimane di giugno ha ritrovato i valori della media pre-pandemia, confermandosi come “alleato del trasporto pubblico e alternativa ecologica all’auto privata Il parco sharing è poi sempre più leggero: il 90% del totale dei veicoli è costituito da biciclette, scooter e monopattini”; quest’ultimi con picchi di crescita “inaspettati”, anche tenendo conto della “congiuntura molto negativa” che “non ha precedenti nel panorama della sharing italiana per proporzioni”.
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“Stiamo constatando sempre più che è ormai in atto un nuovo paradigma nelle nostre città, a cui abbiamo dato il nome di ‘Muoversi con leggerezza’, vale a dire la tendenza dei servizi di sharing ad utilizzare veicoli sempre meno ingombranti e leggeri, in controtendenza al gigantismo dei veicoli di proprietà – osserva Raimondo Orsini, coordinatore dell’Osservatorio nazionale sharing mobility – più condivisione, meno peso, meno spazio occupato; secondo i dati il peso medio del veicolo condiviso in Italia si è ridotto di circa un quarto nell’arco di 5 anni passando da circa 400 chilogrammi ai 120 chilogrammi attuali. Il 90% del totale dei veicoli in sharing presenti in Italia è costituito da biciclette, scooter e monopattini, che rappresentano 9 noleggi su 10 ed il 50% delle percorrenze totali in sharing”.
In ogni caso la discesa dei servizi di sharing mobility ha sperimentato “un calo annuale inferiore rispetto ad altri servizi di mobilità”. Una diminuzione spiegata in parte con “l’avvento nelle città italiane del nuovo servizio di monopattini in sharing” che “hanno dimostrato una grande espansione d’offerta in termini di veicoli, operatori e città servite e un forte gradimento da parte degli utenti”. Il car sharing è il servizio che ha risentito maggiormente delle restrizioni alla mobilità, ma in maniera differenziata tra servizi ‘free-floating’ (-42%) e servizi ‘station-based’ (-32%). Per quanto riguarda il bike sharing, sono 1.300 le biciclette in sharing in più nelle città italiane con la quota delle elettriche che ha oramai superato il 30%. Sulla variazione percentuale negativa dei noleggi del bikesharing (-55%) pesa “una generale riconfigurazione del mercato in cui probabilmente ha anche un ruolo la concorrenza esercitata dai nuovi servizi di monopattini in sharing, in particolare negli spostamenti brevi e brevissimi, ma anche la minore presenza di mobilità studentesca e di pendolari”.
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Lo scooter sharing è “caratterizzato da performance migliori rispetto al bikesharing. Da una parte l’offerta di veicoli e iscrizioni aumenta (+ 45% e +30%) dall’altra, lo scooter sharing è il servizio che perde meno noleggi su base annua (-25%)”. Il monopattino ha “cambiato il volto della sharing mobility in Italia. Ormai un veicolo condiviso su 3 è un monopattino. Arrivati in Italia sul finire del 2019, i servizi di monopattino in sharing realizzano numeri senza precedenti nell’anno della pandemia, diventando in 12 mesi il servizio più diffuso in Italia, quello più presente nelle città del Sud, quello con più veicoli operativi sulle strade, nonché quello che realizza il maggior numero di noleggi nel 2020. Nel 2020 sono stati compiuti 7,4 milioni di noleggi in monopattino e percorsi 14,4 milioni di chilometri”.