di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – La micro-mobilità vince in città. Ci sono infatti 86 servizi presenti in un terzo dei 110 capoluoghi di provincia; in testa Milano che ne ha 14. Tra monopattini (oltre 27mila), biciclette (35mila) e scooter (3 milioni di viaggi nel 2019), ci sono 65mila veicoli ‘leggeri’ in condivisione in Italia. E’ questa la fotografia della micro-mobilità elettrica condivisa scattata dall’Osservatorio nazionale della sharing mobility nel suo nuovo rapporto nazionale.
“Questa micromobilità che si sta affermando nelle città di tutto il mondo – osserva Raimondo Orsini dell’Osservatorio sharing mobility – è in netta controtendenza rispetto al mercato dell’auto che propone veicoli sempre più grandi, potenti e ingombranti nel parcheggio. L’aspetto più interessante è la possibilità di integrazione di scooter elettrici, bici condivise e monopattini con il trasporto pubblico e la ciolopedonalità, con un conseguente minor ricorso all’auto di proprietà per gli spostamenti urbani che può ridurre l’inquinamento dal trasporti del 20-30%”.
Dopo Milano tra le città con più servizi ci sono Roma con 11 e Torino con 7. In generale il servizio più diffuso è il bikesharing station-based che si trova in 26 città, seguito dai monopattini in sharing con 38 servizi in 17 città, dal bikesharing free-floating con 13 servizi in 12 città, e dallo scootersharing presente soltanto in 4 città. Quest’ultimo servizio anche quest’anno segna una crescita: i veicoli in condivisione sono passati da 150 nel 2015 a oltre 5mila nel 2019, con un aumento del 126% rispetto al 2018; di questi oltre il 95% è elettrico. Nel 2019 sono attivi 10 servizi gestiti da 5 operatori, 4 dei quali hanno flotte totalmente elettriche. I noleggi dei motorini in condivisione raggiungono la quota di 3 milioni triplicando il valore registrato nell’anno precedente. Anche le iscrizioni sono aumentate, del 174% rispetto al 2018.
I monopattini in sharing, un servizio che è sbarcato in Italia alla fine del 2019, si stanno affermando e diffondendo nelle ultime settimane: tra dicembre 2019 e settembre 2020 i monopattini in condivisione sono passati da 4.900 a 27.150, un valore che – viene spiegato – è “destinato a crescere nei prossimi tempi. I servizi attivi sono passati da 12 a 38 in questo stesso lasso temporale. Il monopattino-sharing, al pari con il bikesharing è il servizio di micromobilità più in crescita nel periodo post lockdown“. Anche per il bikesharing, il 2019 è stato un anno positivo: è “il servizio più diffuso in Italia e la flotta a disposizione è di quasi 35mila bici, di cui il 15% elettriche. Rispetto al 2018, le iscrizioni sono cresciute del 60%”.
Secondo Fabrizio Prati dell’Associazione dei responsabili mobilità delle città nord americane (Nacto) “questa tendenza italiana è pienamente sovrapponibile a quanto accade nelle città americane più orientate alla mobilità sostenibile“, tipo Boston, New York, San Francisco: negli Stati Uniti per esempio il numero degli spostamenti con servizi di micro-mobilità in sharing ha raggiunto i 136 milioni nel 2019.
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“La micro-mobilità condivisa rappresenta una grande opportunità per le città – viene messo in evidenza – perché in grado di integrarsi con il trasporto pubblico locale offrendo soluzioni di primo e ultimo chilometro e colmando le lacune in termini di capillarità dei servizi di linea. Ma l’operatività dei servizi va gestita per non creare ulteriori criticità”. E’ per questo che “le città devono integrare la micro-mobilità condivisa all’interno della propria pianificazione strategica sui trasporti e gestirne l’operatività”. E’ per questo che alle città vengono proposte delle regole da adottare, in particolare per i monopattini: limiti al numero di operatori, limiti alle flotte, ridistribuzione e bilanciamento delle flotte in zone meno servite, estensione geografica del servizio, linee guida sul parcheggio e aree dedicate, servizio di rimozione dei veicoli d’intralcio, limiti di velocità, assicurazioni, manutenzione dei veicoli, corse incentivate da e verso zone strategiche, tipo quelle a bassa offerta di trasporto pubblico locale, tariffe obiettivo per gli operatori, obblighi sulle dismissioni.
L’esplosione del settore della micro-mobilità in condivisione, che si è “registrato negli ultimi quattro anni”, è dovuto “soprattutto all’arrivo sulle strade dei servizi di mobilità che prediligono l’uso di veicoli leggeri, poco ingombranti ed elettrici”.