Dal 2025 i limiti UE emissioni auto scenderebbero a 95 gCO2/km
L’Europa deve rinviare di 2 anni i nuovi limiti UE alle emissioni delle auto, che scatterebbero nel 2025. Le case auto non sono pronte e potrebbero optare per tagli drastici alla produzione per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legislazione comunitaria.
L’industria automobilistica UE in fibrillazione
È la richiesta formulata la scorsa settimana dall’Acea, l’Associazione europea dei costruttori di automobili. Una posizione, quella dell’industria dell’auto del vecchio continente, che arriva mentre anche la politica mette sempre più in discussione il percorso di transizione impostato negli ultimi 5 anni.
Mentre si sta insediando la nuova Commissione UE, il Partito popolare europeo è deciso a cancellare lo stop ai motori endotermici dal 2035. Dal canto suo, l’Italia presenterà una proposta il 25 settembre con cambiamenti sostanziali per l’uscita dai motori diesel e benzina. Roma dovrebbe rappresentare la voce di diversi altri paesi UE sulla questione.
Non solo: a rafforzare la posizione dell’industria dell’auto la settimana scorsa è arrivato anche il Rapporto Draghi sulla competitività UE, che dedica un capitolo proprio all’industria automobilistica e suggerisce di ricalibrare il percorso di decarbonizzazione per preservarne la capacità di competere sui mercati.
La richiesta di ACEA
Cosa chiedono, concretamente, i costruttori auto europei? Secondo l’ACEA, la Commisisone dovrebbe cambiare drasticamente e in fretta i nuovi limiti UE alle emissioni delle auto. E, per farlo, dovrebbe ricorrere alla legislazione d’urgenza, uno strumento previsto dall’articolo 122 dei trattati UE ma attivato solo per eventi come la pandemia e la guerra in Ucraina.
In sostanza, l’ACEA chiede di spostare dal 2025 al 2027 l’entrata in vigore dei limiti UE sulle emissioni auto, che dall’anno prossimo scenderanno a 95 gCO2/km. Per l’associazione dei costruttori, se Bruxelles non interviene, le case auto si vedrebbero costrette a tagliare la produzione di 2 milioni di unità per evitare le sanzioni, stimate in 13 miliardi di euro. I limiti emissivi, infatti, sono calcolati sulla media della flotta di ciascuna casa auto.
“L’UE è in crisi a causa della bassa domanda di veicoli elettrici da parte dei consumatori e della concorrenza sleale dei produttori di veicoli elettrici dei paesi terzi, il che significa che l’industria dell’UE non sarà in grado di raggiungere questi obiettivi di riduzione”, si legge nella lettera inviata da ACEA a Bruxelles e resa pubblica da Bloomberg. Secondo l’analisi di ACEA, affinché i marchi riescano a rispettare i nuovi limiti la quota di mercato degli EV dovrebbe arrivare al 20-22% l’anno prossimo, ma per ora è ferma al 15%.
Una richiesta “assurda” ed “egoista”, attacca Julia Poliscanova della ong Transport & Environment. “Le case automobilistiche hanno realizzato oltre 130 miliardi di euro di profitti negli ultimi due anni e hanno avuto anni per prepararsi all’obiettivo. Ora vogliono che l’UE dichiari lo stato di emergenza in modo che possano continuare a vendere auto sporche e realizzare grandi profitti. Questa non è una guerra o una pandemia, ma uno stratagemma egoistico”.
Un’analisi di T&E pubblicata in primavera rivelava che buona parte delle case auto europee sono già in regola con i nuovi limiti emissivi, mentre chi non lo è sfora di pochi gCO2/km e potrebbe facilmente rientrare nelle nuove soglie. Ad esempio, suggeriva T&E, aumentando i volumi di vendite dei modelli ibridi a scapito di quelli endotermici puri.