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Infrastruttura di ricarica pubblica per EV, come risolvere i problemi dell’Italia

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via depositphotos.com

L’anno scorso, l’Italia ha registrato una crescita significativa nelle infrastrutture ricarica pubblica EV. A settembre 2024 si contavano 60.339 punti di ricarica, con un aumento del 28% rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma questi numeri non riflettono lo stato di salute dello sviluppo della mobilità elettrica in Italia. Gli investimenti nelle colonnine non sono redditizi. Un fattore che si aggiunge alle difficoltà sul fronte vendite.

Redditività degli investimenti, sviluppo delle infrastrutture di ricarica pubblica e dimensioni del parco EV circolante sono elementi che devono progredire in modo armonico affinché la transizione alla mobilità elettrica avvenga senza scossoni né ritardi.

Le priorità per accelerare sull’infrastruttura di ricarica pubblica per EV

Un position paper di Ref Ricerche pubblicato la settimana scorsa, però, lancia l’allarme. In Italia, il costo delle infrastrutture di ricarica è significativo, soprattutto perché la maggior parte delle colonnine è stata installata negli ultimi tre anni, con una domanda ancora limitata che non consente un ammortamento finanziario adeguato.

La redditività attuale resta insufficiente. L’analisi indica che l’Internal Rate of Return (IRR) migliore raggiunge appena lo 0% nel caso di infrastrutture “Quick”. Nel caso migliore, quindi, si generano flussi di cassa pari all’investimento iniziale, ma senza rendimenti sul capitale investito. Per questa ragione è necessario aumentare l’utilizzo annuo delle colonnine, chiosa il documento.

Così, anche se l’Italia è tra i migliori in Europa per le infrastrutture di ricarica pubblica, i pessimi risultati della diffusione di EV compromettono il quadro. Meglio di noi se la cavano paesi come Francia e Germania, ad esempio.

Ref Ricerche propone alcune priorità per cambiare rotta.

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