Per il ministro Urso l'industria automobilistica europea corre il rischio di scomparire se non saranno adottate misure forti
E’ un quadro nero. Anzi nerissimo quello dell’industria automobilistica, dipinto dalle parole del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, riguardo al futuro prossimo dell’industria automobilistica, non solo italiana, ma europea, che viene definita “al collasso“. Nel corso del tavolo Stellantis al ministero, Urso ha evidenziato l’urgente necessità di “cambiare da subito la politica industriale nel settore delle auto in Europa. Non possiamo aspettare la revisione prevista alla fine del 2026. Tra due anni non avremo più una industria automobilistica. Dobbiamo farlo subito, nei primi 100 giorni della nuova Commissione“.
Insomma il tempo corre veloce nell’industria automobilistica, uno dei pilastri dell’economia europea, dopo gli annunci fatti in questi mesi da Volkswagen, che prevede la chiusura di 3 stabilimenti in Germania, di Audi, che dismetterà le attività in Belgio con il relativo licenziamento di decine di migliaia di dipendenti.
Industria automobilistica, dal 1° gennaio scatteranno le multe per le Case
“È il momento delle scelte, altrimenti nei prossimi mesi, senza un cambio di rotta in Europa, dopo gli agricoltori anche gli operai bloccheranno le capitali europee e imporranno un cambio di rotta“, prosegue con toni allarmistici il ministro Urso, che ha annunciato un dossier, un “non paper” viene definito, che sarà discusso nel Consiglio Competitività del 28 novembre e che secondo le parole del ministro sta ricevendo consensi anche da Francia e Germania con i quali il 22 novembre ci sarà un trilaterale per discutere della crisi dell’industria automobilistica.
Intanto si avvicina il 1° gennaio 2025, quando scatteranno multe pesanti per i costruttori di auto che non avranno abbassato i livelli di CO2 emessi dai modelli in venduta. Secondo ACEA si stimano importi complessivi per 15 miliardi di euro, che le case automobilistiche farebbero fatica a sostenere in questa condizione.
Le soluzioni? Tre secondo il ministro Urso e tutte “suicide per l’industria: ridurre la produzione di auto endotermiche per scendere sotto la proporzione fissata tra auto elettriche vendute e auto endotermiche; aumentare la vendita di auto elettriche nella propria rete, come sta facendo Stellantis, o comprando le quote di crediti CO2 da Tesla“. Ma in tutti e tre i casi, “si accelera la crisi della produzione europea. Si condannano l’auto e il lavoro europeo. Una follia che dobbiamo subito scongiurare”, sottolinea Urso.
Cosa prevede il regolamento europeo per essere in regola
Dal 2025 il regolamento sui veicoli leggeri prevede che i costruttori riducano le emissioni medie di anidride carbonica dai 116 g/km del 2024 a poco meno di 94 grammi; per raggiungere l’obiettivo, come diceva Urso, dovrà aumentare il peso delle elettriche per evitare le relative sanzioni ed i valori diventeranno sempre più stringenti con il passare degli anni fino ad arrivare al 2035, quando l’Ue ha fissato lo stop alla vendita dei veicoli a combustione.
Industria automobilistica, niente bonus alle case automobilistiche
Dal fondo automotive gestito dal ministero delle Imprese e del made in Italy per interventi fino al 2030, dopo la sforbiciata pesante contenuta nella legge di Bilancio, restano a disposizione 1,2 miliardi di euro, l’80 per cento in meno. Ma sulla questione le idee dell’esecutivo sono chiare, come evidenzia Urso.
“Gli ecobonus svenano gli Stati ma non risolvono il problema. È come svuotare un oceano con dei secchielli. Quest’anno abbiamo investito un miliardo di euro di intesa con Stellantis, che aveva sostenuto che la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia. È accaduto esattamente il contrario e quindi, come preannunciato, non la riproporremo più. Destineremo tutte le risorse del fondo, che pensiamo di aumentare nel corso della manovra, sul fronte dell’offerta, a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive“.