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Immatricolazioni auto, vendite in profondo rosso. Bene le elettriche, ma solo in Uk e Spagna

Immatricolazioni auto, vendite in profondo rosso. Bene le elettriche, ma solo in Uk e Spagna

Foto di Ryan Searle su Unsplash

Immatricolazioni auto, vendite in profondo rosso. Bene le elettriche, ma solo in Uk e Spagna
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di Paolo Travisi

Immatricolazioni auto, a coprare son soprattutto le aziende

Le vendite ed immatricolazioni di auto in Europa non vanno affatto bene, anzi. Non ci sono altri termini per dirlo, se non i numeri: a settembre si è registrato un calo delle vendite del 13% nei paesi del versante europeo occidentale rispetto allo stesso periodo del 2019, che si aggiunge alla flessione del 16,5% di agosto, secondo il Centro Studi Promotor.

Se il tonfo è evidente su una forbice di 4 anni, le immatricolazioni di settembre sono un po’ più clementi, con un -4,2%, grazie a due fattori: le aziende che possono permettersi di comprare automobili rispetto ai cittadini privati. E la spinta delle auto elettriche, soprattutto nel Regno Unito ed in Spagna dove sono state vendute grazie a forti sconti sul prezzo finale. Il mercato più importante d’Europa, quello tedesco, a settembre registra un calo del 7%, mentre negli altri quattro mercati, Italia, Francia, Spagna e Germania, che rappresentano il 70% delle immatricolazioni, il risultato peggiore lo registra la Francia (-11,1%), seguita dall’Italia (-10,7%), mentre come abbiamo detto, in positivo hanno chiuso Regno Unito (+1%) e Spagna (+6,3%).

Costruttori auto chiedono sostegno Ue per transizione energetica

Se i mercati automotive dell’area Ue e Uk sono sostenuti dalla domanda delle aziende, si registra la sofferenza dei privati, i cui salari non hanno ancora recuperato la forte inflazione degli ultimi anni. Quello che chiedono i produttori dell’automotive è un sostegno chiaro dei vari governi nazionali e dell’Ue sul versante della transizione energetica, quindi sull’elettrificazione delle motorizzazioni.

Secondo André Schmidt, presidente dell’associazione di produttore tedeschi Vdik, “per uno sviluppo della mobilità elettrica occorre una massiccia espansione delle infrastrutture di ricarica, una riduzione del prezzo di ricarica dell’elettricità e agevolazioni per l’acquisto di auto, mentre controproducenti, sono i dazi sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina“.

Insomma questo è lo scenario europeo. Anche per Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor,è indispensabile che l’Unione Europea ridefinisca al più presto la sua politica per la transizione energetica nell’auto partendo da presupposti razionali e non ideologici, senza penalizzare il settore dell’auto e distribuendo i costi della transizione in funzione della capacità contributiva delle persone e dei soggetti economici”.

Calo immatricolazioni? Per Centro studi Confindustria a rischio economia europea

A commentare il dato sulle immatricolazioni anche il Centro studi di Confindustria secondo cui “«”il crollo del settore dell’auto, tornato circa al livello di produzione di inizio 2013, data la sua rilevanza, mette a rischio la crescita italiana sia di breve che di medio-lungo periodo: -26,1% la produzione a luglio 2024 rispetto a luglio 2023 contro il -3,8% della produzione industriale totale; nel comparto autoveicoli propriamente detti il calo è ancora più profondo (-34,7%)“»”.

Il settore legato alla produzione automobilistica è fondamentale per l’economia in Italia ed in Europa visto che rappresenta il 13% del fatturato manifatturiero europeo ed il 6,3% della produzione manifatturiera italiana, un valore aggiunto di 15 miliardi di euro e 170mila occupati solo nel nostro paese. E senza contare tutto l’indotto domestico generato, che coinvolge soprattutto l’industria dei prodotti in metallo ma anche la gomma-plastica, le attività metallurgiche, la fabbricazione di macchinari e le apparecchiature elettriche.

Calo vendite auto: cambio di abitudine tra i giovani e costo extra delle elettriche

Interessante però, il punto di visto del Centro studi di Confindustria sul calo delle vendite auto, legato non solo ad una situazione economica stagnante ed al costo elevato dei veicoli rispetto alla media degli stipendi, ma anche ad un radicale cambiamento nelle abitudini dei giovani europei che hanno meno desiderio di utilizzare un’automobile rispetto alle precedenti generazioni, e usano molto il vehicle-sharing.

Certo, il costo dell’auto elettrica ha il suo peso, visto che il modello più economico sul mercato, nel 2023, era del 92% più alto del corrispettivo low cost a combustione interna. La causa? Il costo delle batterie che incide per il 40% sul totale della spesa iniziale. Quindi se è evidente che la filiera dell’automotive sta vivendo una fase di radicali cambiamenti, è altresì vero che se la flessione del comparto industriale dovesse proseguire in maniera così acuta anche nei prossimi anni, si ripercuoterebbe in modo sensibile sul Pil italiano, data l’importanza del settore e del suo indotto.

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