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IEA: l’industria auto deve essere più sostenibile

L’agenzia internazionale dell’energia ha reso noto uno studio da cui si evince che l’industria auto dovrebbe osare di più in tema di carburanti e produrre vetture meno inquinanti

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di Andrea Barbieri Carones

(Rinnovabili.it) – Uno studio effettuato dall’Agenzia internazionale dell’energia mostra che l’industria auto deve migliorare la sostenibilità dei carburanti. Il motivo è sempre quello: ridurre le emissioni di gas serra.

Sotto il cappello dell’ultima edizione della Global Fuel Economy Initiative’s (GFEI), il rapporto mette sotto la lente i progressi in campo ambientale del settore automotive nel periodo compreso tra il 2005 e il 2019. 

Il primo dato è che, nonostante i cospicui investimenti messi in campo dal settore, la media dei consumi delle nuove auto non è migliorata negli ultimi anni. Anzi: in alcuni casi è addirittura aumentata, come nell’Unione europea e negli Usa.

Certo, a livello globale il consumo medio delle auto commercializzate nel mondo è sceso dello 0,9% negli ultimi 2 anni, grazie soprattutto alla Cina dove più stretti sono gli standard imposti delle autorità.

Ancora troppo poco, visto che entro il 2030 le nuove auto messe in listino dovranno consumare in media la metà rispetto ai dati del 2005. Questo, nei prossimi anni, richiederà uno scatto finale con miglioramenti annui ben superiori a quelli fatti registrare negli ultimi 3 lustri.

I dati prendono in considerazione la distanza che un veicolo può percorrere con una unità di un determinato carburante. In pratica, si valutano i chilometri per litro. Ossia un indicatore chiave delle emissioni inquinanti derivanti dall’utilizzo di auto.

Industria automobilistica e inquinamento, si considera tutto il “ciclo benzina”

In questo studio sull’industria auto e sui carburanti si è fatto di più rispetto agli anni scorsi. Infatti si è preso in considerazione le emissioni totali del “ciclo benzina”. Ossia dall’estrazione del greggio fino alla raffinazione e, in ultimo, fino al momento in cui è consumato del motore del veicolo. 

I dati? Circa l’80% delle emissioni si registrano “dal distributore alle ruote”. Il restante 20% è relativo alle emissioni derivanti dalla produzione. Quindi “dal pozzo al distributore”. Per contro, nel caso di auto elettriche o a celle di idrogeno praticamente tutte le emissioni avvengono nella produzione e della consegna dell’elettricità o dell’idrogeno.

In tutto il mondo, i paesi hanno posto standard solo per ridurre le emissioni derivanti dal consumo delle auto. E nel periodo 2017-2019 il rallentamento dei miglioramenti nei consumi derivano da diversi fattori. Primo: la stagnazione economica di Usa e Ue fino al 2019. Secondo: l’aumento delle quote di mercato dei Suv, che in media richiedono un terzo di carburante in più rispetto alle auto di taglia media.

Terzo: l’aumento dei costi per fare sì che si aumenti l’efficienza dei motori. Quarto: la lenta adozione di propulsori emissioni zero, per compensare le vetture più inquinanti.

L’analisi mostra che, nel 2019, in praticamente tutti i paesi si è visto che i veicoli a batteria (o “emissioni zero”) avevano le emissioni più basse. A seguire, le plug in hybrid e quelle a celle di idrogeno. Le ibride hanno le emissioni più basse “dal pozzo alle ruote” tra tutti i veicoli a combustione interna. 

Entro il 2030, la differenza dovrebbe essere ancora maggiore perché la produzione di elettricità e di idrogeno diventerà ancora più a basse emissioni parallelamente all’incremento dell’utilizzo di fonti più sostenibili a discapito di quelle fossili. 

Il report sull’industria auto comprende anche diverse raccomandazioni volte a migliorare il trend di consumi. Per esempio: politiche più stringenti volte ad aumentare la quota di mercato delle auto emissioni zero, fare in modo che l’innovazione tecnologica intervenga verso quelle auto alimentate a benzina o a gasolio e scoraggiare il trend che vede l’incremento della produzione di auto di taglia e potenza maggiori.

Gefi è una partnership tra Iea (l’Agenzia internazionale dell’energia), Unep (il Programma ambientale dell’Onu), il Forum internazionale dei trasporti dell’Ocse, il Consiglio internazionale sui trasporti puliti, l’Università di Davis (in California) e la fondazione della Federazione internazionale dell’automobile.

Gestisce progetti e produce ricerche per supportare le politiche dei governi allo scopo di incentivare la produzione di veicoli più puliti ed efficienti.