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Non è tutto oro ciò che è elettrico: i dati nascosti delle ibride plug-in

ibride plug-in
Image by Marek Studzinski from Pixabay

 Pubblicato il nuovo report di Transport & Environment sulle auto ibride plug-in

(Rinnovabili.it) – L’Europa deve prepararsi ad un nuovo dieselgate, nascosto stavolta nei cofani delle ibride plug-in? Parte da questa domanda Transport & Environment per cercare di capire cosa si sta muovendo sotto il tappeto dell’automotive. L’ong europea ha commissionato dei test indipendenti su alcuni modelli di auto elettriche ibride che hanno spopolato nelle vendite 2020. E ha così scoperto che tra dato emissivo pubblicizzato e quello reale esiste in alcuni casi una profonda discrepanza.

L’indagine arriva in un momento particolare. Il 2020 ha assestato un duro colpo all’industria automobilistica, portando ad un inevitabile crollo delle vendite. A tener testa alla pandemia, anche grazie ad una serie di misure di supporto, sono state quasi esclusivamente le ibride plug-in. La Germania, oggi il più grande mercato europeo per questi veicoli, ha registrato un più 200% nelle immatricolazioni. Crescita che assieme a quella d Svezia e Francia del 200%, ha fatto aumentare le vendite europee del 114%. Il risultato è stato festeggiato da molti come un progresso sul fronte ambientale, ma è davvero così?

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Secondo i test di Emissions Analytics – spiega T&E – la BMW X5, la Volvo XC60 e la Mitsubishi Outlander “hanno emesso tra il 28-89% in più di CO2 rispetto a quanto pubblicizzato”. Il dato è stato registrato in condizioni ottimali e con batterie completamente cariche. Quando invece il pacco batterie risulta completamente scarico, l’emissione di CO2 cresce dalle 3 alle 8 volte in più rispetto ai valori di omologazione. Inoltre, secondo il rapporto, quando la batteria si scarica, i veicoli testati possono percorrere solo per 11-23 km in modalità motore a combustione prima di superare le emissioni ufficiali di CO2/km.

Non si tratta solo di stile di guida. Per alcuni modelli, la ricarica della batteria avviene meno rapidamente del previsto. Inoltre il motore a combustione potrebbe avviarsi automaticamente anche in particolari circostanze, ad esempio quando è accesa l’aria condizionata. “Ciò – spiega T&E – contraddice la narrativa fuorviante delle case automobilistiche, secondo cui le ibride plug-in in vendita oggi siano adatte a lunghi viaggi. Anzi, di fatto devono essere ricaricate molto più frequentemente rispetto alle auto elettriche a batteria, che percorrono circa 300 km con una singola ricarica”. 

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“I test effettuati confermano che le auto ibride plug-in sono solo finte auto elettriche che fanno molto poco per il clima, ricevendo al contempo un’enorme quantità di sussidi”, afferma Veronica Aneris, direttrice per l’Italia di T&E. “La Manovra 2021 dovrebbe mettere fine a questo spreco di soldi pubblici, che sarebbero molto meglio utilizzati se investiti nello sviluppo di una capillare ed efficiente rete di ricarica per veicoli elettrici puri. Questo è ciò di cui l’Italia ha bisogno ora per permettere alle soluzioni realmente a zero emissioni di accedere al mercato di massa”.

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