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L’Italia guida la fronda UE sulle emissioni auto. Ma non vince la battaglia sul 2035

Il titolare del ministero delle Imprese e del Made in Italy ha raccolto l’appoggio di oltre 10 paesi, tra cui Germania, Spagna e Polonia, sulla necessità di rivedere la tabella di marcia europea per il taglio delle emissioni di auto e furgoncini

Emissioni auto, Urso: “mezza Europa vuole revisione regole”
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La proposta dell’Italia per rivedere la tabella di marcia europea verso lo stop alle auto diesel e benzina nel 2035 potrebbe aver già raccolto abbastanza consensi. Il ‘non paper’ presentato il 26 settembre al Consiglio Competitività a Bruxelles ha raccolto l’appoggio di almeno una decina di paesi su un punto: anticipare a inizio 2025, cioè di oltre 1 anno e mezzo, la revisione delle nuove regole sulle emissioni auto.

Chi appoggia l’Italia sulla revisione delle regole per le emissioni auto UE?

È il risultato del fitto calendario di incontri che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto nelle ultime 48 ore tra bilaterali a Bruxelles e videoconferenze. Incontri in cui Urso ha illustrato le proposte del non paper italiano e saggiato la disponibilità a riaprire alcuni dossier.

“C’è largo consenso sulla necessità di intervenire subito esercitando in anticipo la clausola di revisione”, tira le somme il ministro. “Ne ho parlato in questi giorni con Germania, Spagna, Polonia, Romania, Austria, Slovacchia, Olanda, Repubblica Ceca, Cipro e Malta. E si sono espressi favorevolmente anche Slovacchia e Lettonia. Con gli altri parlerò nei prossimi giorni”.

Un consenso che – per numero di paesi e peso specifico di alcuni – può realmente far cambiare rotta al Consiglio e mettere forte pressione sulla Commissione.

Rivedere i limiti emissivi per le auto

Che cosa chiede l’Italia nel suo non paper e su quali punti c’è un consenso con gli altri paesi membri? Sostanzialmente tutti concordano sulla necessità di attivare in anticipo la clausola di revisione prevista dal “Regolamento in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli leggeri”.

Il Regolamento approvato nel 2023 stabilisce una riduzione progressiva dei massimali delle emissioni auto fino ad arrivare a 0 grammi di CO2 per km percorso nel 2035. Di fatto, per quella data ogni auto di nuova immatricolazione in Europa dovrà essere a emissioni zero, cioè elettrica.

Nel dettaglio, auto e furgoncini dovranno ridurre le loro emissioni:

  • del 15 % per il periodo 2025-2029;
  • del 55 % per le autovetture nuove e del 50 % per i furgoncini nuovi per il periodo 2030-2034;
  • del 100 % a partire dal 1° gennaio 2035.

Ogni anno, la Commissione stabilisce i valori emissivi medi, a livello di flotta, per i produttori auto che vendono sul mercato europeo. Il Regolamento prevede alcune possibilità di deroga (nessuna dopo il 2035) e, soprattutto, offre l’opzione alle case auto di costituire dei “raggruppamenti” per far valere gli obiettivi sulle emissioni a livello di consorzio e non di singolo marchio.

Questa tabella di marcia, specifica il Regolamento, potrà essere rivista nel 2026 su richiesta degli stati membri, e sulla base di nuove evidenze tra cui i progressi raggiunti nel frattempo e la situazione del mercato auto. L’Italia chiede che tale revisione sia anticipata ai primi mesi del 2025 e vuole proporre di rendere meno stringenti o meno ambiziosi gli obiettivi sulle emissioni auto.

Cosa pensano i paesi UE degli altri punti del non paper italiano

Molto più tiepida è stata la reazione europea di fronte alla proposta italiana di posticipare l’addio ai motori endotermici. Urso in realtà non sembra aver formulato in modo così netto la proposta, ma ha elencato tre condizioni che devono essere rispettate perché sia sostenibile mantenere la data del 2035: un fondo per sostenere la filiera, neutralità tecnologica (cioè spazio anche ai biofuel, su cui il governo Meloni spinge da mesi, finora senza successo) e una strategia UE sulle batterie.

Ad ogni modo, Germania e Spagna hanno rispedito al mittente l’idea di cancellare il 2035. “Ma sono pienamente consapevoli della necessità di creare le condizioni perché ciò avvenga”, si affretta ad aggiungere Urso. Sulla necessità di strumenti adeguati per sostenere l’industria europea sono d’accordo anche Slovacchia, Repubblica Ceca e Lettonia, mentre alcuni paesi hanno anche manifestato appoggio alla proposta italiana di allentamento delle maglie del CBAM, la tassa sulla CO2 alla frontiera per le importazioni.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.