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Perché l’Italia è agli ultimi posti in Europa per diffusione auto elettriche?

“In Italia sembra vigere un sistema inverso rispetto al principio del chi inquina paga", nota l'ong nel suo ultimo studio in cui compara il sistema di incentivi e tasse di immatricolazione dei paesi europei

Diffusione auto elettriche: l’Italia sbaglia incentivi e tasse immatricolazione
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Studio di T&E sulle barriere di policy alla diffusione auto elettriche in Italia

(Rinnovabili.it) – Incentivi insufficienti e tasse automobilistiche slegate da qualsiasi politica di riduzione delle emissioni. Sono questi i due peccati capitali che relegano l’Italia agli ultimissimi posti nella classifica europea per diffusione auto elettriche e incisività delle politiche di elettrificazione dei trasporti. Roma non fa semplicemente troppo poco, va proprio nella direzione sbagliata: In Italia sembra vigere un sistema inverso rispetto al principio del chi inquina paga, almeno quando si parla della fiscalità applicata al settore dell’auto”. Lo sostiene l’ultimo studio dell’ong Transport & Environment.

I dati sulle immatricolazioni parlano chiaro. Per diffusione auto elettriche, l’Italia non è superata solo dai virtuosissimi paesi nordici, Norvegia in testa. Meglio del Belpaese fanno anche paesi come Irlanda, Portogallo, Belgio, Romania, Ungheria. Secondo T&E, uno dei motivi principali sta nella modulazione (sostanzialmente assente) della tassa di immatricolazione.

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Il grafico qui sotto spiega molto bene la posizione negativa italiana. Ogni cerchio corrisponde al livello di tassa che i paesi europei fissano a seconda della tipologia di veicolo. Differenziare la tassa per tipo di auto è un modo per incentivare o disincentivare i cittadini a fare certe scelte – oltre che una misura potenzialmente perequativa. Norvegia e Danimarca sono due esempi virtuosi. Entrambi hanno una tassa molto alta per i SUV tradizionali (Copenhagen addirittura di 41mila euro) e penalizzano la scelta modelli di SUV ibridi plug-in, favorendo con tasse basse le auto elettriche BEV. Nel caso dell’Italia, invece, non c’è differenziazione: costa quasi uguale immatricolare un SUV a benzina o un modello compatto elettrico a batteria.

crediti: T&E

Sugli incentivi all’acquisto l’Italia rappresenta un’eccezione ancor più negativa, sostiene l’ong. “Oltre a bassi incentivi per l’acquisto di BEV (se confrontati con quelli degli altri paesi), il nostro è praticamente l’unico paese in Europa che prevede incentivi per l’acquisto di veicoli fino a 135 g CO2/km”, si legge nel rapporto. Una situazione che nella vicina Francia, al contrario, viene penalizzata con una tassazione maggiore.

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 “Le politiche fiscali sono un elemento determinante per disincentivare la mobilità inquinante e favorire l’ingresso e l’espansione, sul mercato dell’auto, di veicoli a zero emissioni”, dichiara Elena Lake di Transport & Environment. “I risultati dell’analisi di T&E dimostrano che la tassazione e i meccanismi fiscali messi in campo in Italia sono troppo deboli per avere un impatto positivo, e spesso vanno addirittura nella direzione sbagliata”.