Scattano le tariffe contro le pratiche sleali di Pechino. L’Europa applica già dazi del 10% sugli EV made in China, che adesso possono arrivare fino al 48%. Resteranno in vigore provvisoriamente fino a gennaio 2025. Intanto proseguono gli incontri tecnici tra UE e Cina per trovare un accordo
I dazi sulle auto elettriche cinesi colpiranno anche alcuni produttori europei, soprattutto tedeschi
Il dialogo tra Bruxelles e Pechino delle ultime settimane non è bastato. E c’era da aspettarselo vista la delicatezza del tema: gli aiuti illeciti che la Cina avrebbe garantito all’industria auto nazionale, che si sta mangiando fette del mercato EV europeo sempre più grandi. Almeno 230 miliardi di dollari negli ultimi 14 anni è la stima (conservativa) del CSIS. Dopo l’annuncio del 12 giugno, oggi arriva la conferma: l’UE imporrà da domani nuovi dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina.
Dazi auto elettriche, in vigore per almeno 4 mesi
Tariffe “provvisorie”, mentre il dialogo bilaterale continua a lavorare sottotraccia. Gli incontri tra il vicepresidente esecutivo UE Valdis Dombrovskis e il ministro cinese del Commercio Wang Wentao non hanno portato i chiarimenti richiesti da Bruxelles. Ma “proseguono i contatti a livello tecnico al fine di raggiungere una soluzione compatibile” con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, fa sapere la Commissione UE.
L’unica differenza rispetto a quanto annunciato a giugno è l’ammontare dei dazi sulle auto elettriche cinesi. Sono stati rivisti leggermente al ribasso e sono così definiti:
- BYD: 17,4%
- Geely: 19,9%
- SAIC: 37,6%
- Altri produttori di BEV in Cina, che hanno collaborato all’inchiesta, sono soggetti a un dazio medio ponderato del 20,8%
- La tariffa doganale per le altre società che non hanno collaborato con l’inchiesta UE è del 37,6%
Dazi auto che si aggiungono alla tariffa standard del 10% già in vigore per tutti i produttori. Nel caso peggiore, quello di SAIC, si arriverà quindi a sfiorare un dazio del 48%.
I dubbi della Germania
L’Europa farà marcia indietro solo quando si troverà una soluzione “efficace” alle sovvenzioni illecite individuate con un’indagine durata 9 mesi. Indagine, ripetono in coro tutte le fonti europee, che ha prodotto prove “convincenti” sulle pratiche sleali di Pechino. In Europa, il timore è il possibile effetto dumping sull’industria auto comunitaria. Per mantenere una leva negoziale forte, Bruxelles dà una nuova scadenza alla controparte: fra 4 mesi (inizio gennaio 2025) i dazi sulle auto elettriche cinesi diventeranno definitivi.
In realtà, la posizione UE è meno solida di quanto appaia dalle parole della Commissione. Sono diversi i paesi europei che leggono la decisione come un proverbiale tirarsi la zappa sui piedi. A partire dalla Germania. L’automotive tedesco l’anno scorso ha totalizzato 1/3 dei ricavi proprio dalle vendite in Cina e teme le contromisure di Pechino. Senza contare che BMW, Mercedes-Benz e Volkswagen hanno diversi stabilimenti nel paese. E beneficiano degli aiuti cinesi.
Le paure dell’industria sono facilmente arrivate fino alla Cancelleria, con Olaf Scholz che ha subito preso posizione nelle scorse settimane: “L’isolamento e le barriere doganali illegali rendono tutto più costoso e tutti più poveri. Non chiudiamo i nostri mercati alle aziende straniere, perché non lo vogliamo nemmeno per le nostre aziende”.