La misura anti-dumping arriva mentre è ancora in corso l’indagine della Commissione sui sussidi illegittimi forniti da Pechino. Da novembre potranno diventare permanenti se governo cinese e case auto non collaborano con Bruxelles
Gli EV di Pechino potrebbero conquistare il 20% del mercato auto UE già nel 2027
Bruxelles è pronta a mettere dazi sulle auto elettriche cinesi che ricevono sussidi illegittimi per frenare la concorrenza sleale di Pechino. Dal 4 luglio prossimo potrebbero scattare imposte temporanee aggiuntive fino al 38,1% sui BEV importati in Europa, che si sommano al 10% già in vigore.
Tutto pronto per i dazi sulle auto elettriche cinesi
La decisione arriva mentre è ancora in corso l’indagine della Commissione UE sui sussidi ai veicoli elettrici cinesi avviata lo scorso ottobre. Nelle prossime settimane i funzionari di Bruxelles cercheranno un accordo con il governo cinese. In caso di fumata nera, scatteranno i dazi temporanei. Che potranno poi essere confermati o rimodulati al termine dell’indagine, ovvero entro novembre 2024.
“Ciò si basa su prove evidenti della nostra approfondita indagine e nel pieno rispetto delle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio. Ora collaboreremo con le autorità cinesi e tutte le parti interessate per finalizzare questa indagine”, ha affermato Valdis Dombrovskis, vice-presidente della Commissione con delega al commercio.
“Il nostro obiettivo è ripristinare condizioni di parità e garantire che il mercato europeo rimanga aperto ai produttori di veicoli elettrici cinesi, a condizione che rispettino le regole commerciali concordate a livello globale”, ha aggiunto.
Dazi temporanei fino al 38,1%
L’ammontare dell’imposta viene calcolato in base al grado di cooperazione che i singoli marchi hanno dimostrato con le autorità europee. Per BYD il dazio temporaneo previsto è del 17,4%, per Geely del 20% e per SAIC del 38,1%. Altri produttori auto che hanno collaborato con Bruxelles saranno soggetti a dazi del 21%, mentre per chi non ha supportato l’inchiesta scatterà l’aliquota più alta, al 38,1%.
“Nell’ambito dell’indagine in corso, la Commissione ha provvisoriamente concluso che la catena del valore dei veicoli elettrici a batteria (BEV) in Cina beneficia di sovvenzioni ingiuste, che stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori UE di BEV. L’indagine ha inoltre esaminato le probabili conseguenze e l’impatto delle misure su importatori, utenti e consumatori di BEV nell’UE”, fa sapere la Commissione UE in una nota.
Gli EV cinesi sono già il 7,9% del mercato auto UE
Già a marzo l’esecutivo comunitario aveva comunicato di avere elementi sufficienti per ritenere che le importazioni degli EV cinesi “sono oggetto di sovvenzioni”. Aiuti che consistono nel trasferimento diretto di fondi e in potenziali trasferimenti diretti di fondi o obbligazioni, ma anche nella rinuncia della pubblica amministrazione ad entrate altrimenti dovute o nella mancata riscossione delle stesse. O, ancora, nella fornitura, da parte della pubblica amministrazione, di beni o servizi per un corrispettivo inferiore all’importo che sarebbe adeguato.
Per questa ragione, Bruxelles aveva iniziato a raccogliere i dati doganali sulle importazioni di EV da Pechino, essenziali per procedere con i dazi sulle auto elettriche cinesi. Il timore è che la concorrenza sleale della Cina provochi un effetto dumping e distorca il mercato europeo, mettendo fuori gioco i brand del vecchio continente.
Gli EV a basso costo di Pechino (o prodotte da marchi europei in Cina) si sono rapidamente fatti strada in Europa, passando dalle 57mila unità vendute nel 2020 alle 437mila del 2023, con un conseguente aumento del volume di transazioni da 631 milioni a 9,66 miliardi di euro. Questo ha consentito alla Cina di conquistare quote di mercato crescenti, dallo 0,4% del 2019 al 7,9% registrato l’anno scorso. Secondo un’analisi di Transport & Environment, se inalterato, questo trend porterebbe la fetta di EV cinesi in Europa a oltre il 20% già nel 2027.