L’Italia (e la Francia) è tra i 10 paesi che hanno votato a favore dell’imposizione di dazi aggiuntivi sugli EV importati dalla Cina con aliquote fino al 36,3%. Pechino ha minacciato di scatenare una guerra commerciale contro latte, panna e formaggi europei. Uno scenario che punirebbe soprattutto Roma e Parigi
Il Comitato difesa commerciale dell’UE ha confermato i dazi sulle auto elettriche cinesi con 10 sì, 5 no e ben 12 astenuti. Con il voto del 4 ottobre non si è materializzata la maggioranza qualificata che avrebbe potuto innestare la marcia indietro, nonostante i malumori di alcuni paesi di peso come la Germania. I rappresentanti dei Ventisette hanno quindi dato via libera alla Commissione per procedere con l’imposizione di dazi definitivi.
Nel dettaglio, hanno votato:
- sì: Italia, Francia, Olanda, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Danimarca, Bulgaria, Irlanda
- astenuti: Belgio, Repubblica Ceca, Spagna, Grecia, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Svezia, Finlandia
- no: Germania, Ungheria, Malta, Slovenia, Slovacchia
I favorevoli rappresentano quasi il 46% della popolazione europea. Gli astenuti, anche se maggiori di numero, costituiscono solo il 31% della popolazione UE. I contrari rappresentano circa il 22,5%.
Perché l’Europa imporrà i dazi sugli EV cinesi
Bruxelles ha scelto questa strada in risposta ai copiosi sussidi pubblici con cui Pechino avrebbe agevolato le sue case auto per molti anni, portando avanti una politica di concorrenza sleale. Si tratterebbe, secondo l’UE, di aiuti illeciti con i quali la Cina sarebbe riuscita ad accaparrarsi fette sempre più ampie del mercato auto europeo. Secondo le stime del CSIS, il Center for Strategic and International Studies, si tratterebbe di almeno 230 miliardi di euro in 14 anni.
Come funzionano i dazi sulle auto elettriche cinesi
Dopo il voto del 4 ottobre, l’Europa imporrà una tassa doganale sulle importazioni di veicoli elettrici prodotti in Cina (non solo quelli di marchi cinesi). Finora erano entrati in vigore dazi sulle auto elettriche cinesi provvisori, annunciati a metà giugno 2024 e introdotti poi il 5 luglio seguente.
Allo stato attuale, i dazi sulle auto elettriche cinesi ammontano a:
- BYD: 17,0%
- Geely: 19,3%
- SAIC: 36,3%
- Produttori auto che hanno collaborato con le indagini UE: 21,3%
- Produttori che non hanno collaborato: 36,3%
Tutte queste aliquote sono aggiuntive rispetto alla tariffa del 10% già in vigore sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina verso l’Europa.
Il sistema di tariffe aggiuntive attribuisce un’aliquota a ciascun produttore auto in base al grado di collaborazione dimostrato con le autorità europee nel processo di chiarimento condotto da Bruxelles sugli aiuti illeciti di Pechino.
A fine agosto la Commissione ha poi rivisto al ribasso tutte le aliquote, anche se di poco. Un riflesso dei colloqui avviati con le autorità di Pechino per trovare un accordo e scongiurare una guerra commerciale in piena regola, che potrebbe concretizzarsi se la Cina decidesse di rispondere con dazi su altre categorie di prodotti.
Dazi sui prodotti caseari, la rappresaglia cinese
Un’ipotesi ventilata in questi mesi è il settore dei prodotti caseari. Pechino sosterrebbe che i sussidi UE agli agricoltori e agli allevatori – la politica agricola comune, che vale 1/3 dell’intero budget comunitario, ovvero circa 350 miliardi di euro – siano aiuti indebiti che falsano le dinamiche di mercato.
La battaglia contro latte, panna e formaggi made in Europe toccherebbe un giro d’affari da 1,7 miliardi di euro (la Cina è l’8° mercato di sbocco per questi prodotti europei) e penalizzerebbe soprattutto Italia, Olanda, Danimarca e Francia, i maggiori esportatori verso Pechino. Ciò nonostante, il 4 ottobre sia l’Italia che la Francia hanno votato a favore dei dazi sulle auto elettriche cinesi.
Solo alti standard emissioni salvano l’industria auto UE
Mentre i Ventisette escono divisi dalla decisione di imporre dazi aggiuntivi sugli EV costruiti in Cina, l’ong Transport & Environment calcola che questa misura protezionistica, da sola, non è in grado di tutelare l’industria europea dell’auto da Pechino. Solo abbinare i dazi ad alti standard sulle emissioni auto permette di riconquistare quote di mercato, sostiene T&E in uno studio pubblicato oggi.
Entro la fine del 2024, calcola l’ong, le auto elettriche importate dalla Cina – comprese quelle di marchi europei e americani come BMW, Volvo e Tesla – arriveranno al 25% degli EV venduti in UE. Se l’Europa decide di rilassare i limiti emissivi, come sta pensando di fare proprio in queste settimane, la quota di mercato in mano alla Cina salirà al 27% entro l’anno prossimo. La combinazione dazi con standard forti, invece, la farebbe scendere al 20% nel 2025 e al 18% nel 2026.
“I dazi EV più elevati sono giusti, ma solo in tandem con gli obiettivi di CO2 delle auto. Sono parte di una politica industriale coerente per aumentare la produzione di auto elettriche in Europa. Tuttavia, l’UE rischia di avere il peggio di entrambi i mondi se ritarda gli obiettivi di CO2 del 2025 limitando al contempo i modelli convenienti importati dalla Cina”, commenta Julia Poliscanova di T&E.