L’azienda di Elon Musk ha spinto le altre major a stringere accordi di installazione della presa NACS, lo standard di ricarica ideato da Tesla
Lo standard CCS, concorrente di quello sviluppato da Tesla, verrà abbandonato entro due anni
(Rinnovabili.it) – Una storia simile a questa l’avremmo raccontata se Apple avesse vinto la guerra dei caricabatterie al posto dello standard USB. Tesla e il resto delle case automobilistiche, infatti, sono in gara per affermare il proprio standard di ricarica per auto elettriche. Una guerra che però, in questo caso, sta vincendo proprio il gigante presieduto da Elon Musk.
Prese e connettori non sono tutti uguali, ma si dividono in due grandi categorie: CCS (Combined Charging System, utilizzato dalla gran parte dei marchi di automotive) e NACS (North American Charging Standard, ideato da Tesla). In termini di aspetto, il connettore NACS è notevolmente più sottile e meno ingombrante. Consente pertanto di incorporare una presa di ricarica più piccola nel veicolo elettrico. In termini di funzionamento, CCS è in grado di ricaricarsi a potenze più elevate. Mentre i punti di ricarica Tesla hanno attualmente una potenza massima di 250 kW, un numero ridotto ma crescente di caricabatterie rapidi CCS può raggiungere i 350 kW.
Se un formato scalza l’altro, chi rischia di perderci sono gli automobilisti. Le persone che hanno fatto un acquisto senza essere al corrente di queste dinamiche, infatti, potrebbero trovarsi in difficoltà nel trovare punti di ricarica fuori casa propria nel futuro. Sembra che questo scenario sia già all’orizzonte, e che Tesla stia riuscendo a sconfiggere la concorrenza. I segnali che possa prevalere la NACS vengono da un recente accordo con la Ford, che impegna l’azienda a montare sulle prossime auto elettriche la presa di Elon Musk e non più la CCS.
Molte altre case automobilistiche hanno seguito l’esempio in questi mesi: Mercedes-Benz, General Motors, Nissan, Rivian, Volvo e Polestar. BMW, Volkswagen e Hyundai stanno discutendo, ma non hanno ancora confermato il passaggio.
Entro due anni tutti i veicoli monteranno la presa NACS
La scelta di lanciarsi su NACS viene dal fatto che ogni casa automobilistica che adotta lo standard CCS ha sviluppato app, modalità di connessione alla rete e pagamento della ricarica diverse. Ne risulta un cumulo di infrastrutture digitali poco coerenti fra loro. Intanto Tesla ha scelto un’altra strada: ha investito ed esteso la sua tecnologia al punto che oggi è l’unico concorrente vero al sistema CCS. Avere un’infrastruttura di ricarica di questa portata, insieme a una presa dedicata e un account di fatturazione per semplificare il processo di ricarica e pagamento, rende più semplice vendere auto elettriche secondo gli analisti.
La transizione verso NACS arriva in un momento in cui gli Stati Uniti stanno per stanziare 7,5 miliardi di dollari pubblici per potenziare le reti di ricarica. Per assicurarsene una parte significativa, Tesla ha promesso che garantirà la transizione da sistema CCS a NACS, accogliendo nei suoi punti Supercharger anche le prese concorrenti. Gli automobilisti così non perderanno il servizio di ricarica, che avrebbe generato un’ondata di ricorsi, mentre il gruppo di Musk vince comunque. Anche i veicoli diversi dalle Tesla ora faranno un uso delle sue stazioni. In ogni caso, i punti di ricarica CCS esistenti non saranno smantellati. In più, dal 2024 verrà messo in commercio un adattatore che permette ai veicoli di adattarsi al nuovo standard. I primi veicoli non Tesla dotati di una presa NACS integrata, infatti, saranno venduti a partire dal 2025.