di Paolo Travisi
Crisi mercato auto: “Italia e Germania sullo stesso carro”
Prezzi delle auto alle stelle, calo vistoso sul mercato delle vendite – nuovo e usato – zero incentivi sull’elettrico e diatriba commerciale tra Ue e Cina per i dazi sulle auto. Insomma per l’automotive è un periodo molto negativo, motivo per cui a Milano è stato organizzato il Forum Automotive per mettere sul piatto le criticità del mercato auto e proporre strategie per superarle.
Presente al convegno anche il ministro dell’Ambiente della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, piuttosto concreto sulla questione cinese: “Le chiusure di mercato, con i dazi, possono essere solo temporanee. I cinesi rappresentano oggi una potenza anche nel mercato automotive, ben venga che avviino la produzione di auto in Europa e nel nostro Paese, rispettando tutte le norme nazionali. Siamo aperti agli investimenti sul nostro territorio. Dobbiamo procedere rapidamente alla riconversione e riprofessionalizzazione del sistema per assecondare la transizione”.
Italia in disaccordo con l’Ue su stop motore termico e biocarburanti. Pichetto Fratin: “Italia come Germania”
Il punto di vista del ministro italiano dunque, sembra distante dalla posizione europea che intende applicare i dazi alle auto cinesi, se Pechino non rivedrà le sue politiche commerciali. Il numero uno del Mase, in realtà, porta avanti la linea del governo italiano, in profondo disaccordo su Bruxelles sia sullo stop ai veicoli a combustione entro il 2035, sia sui biocombustibili, di cui l’Italia è leader nella produzione.
“L’elettrico avrà un ruolo strategico e tra 10 anni e potrebbe essere anche maggioritario rispetto all’endotermico, ma non vanno posti limiti ideologici. Bisogna superare i particolarismi nazionali. Oggi c’è una guerra di interessi contro l’Italia, il più grande produttore di biocarburanti: i Paesi che producono energia dal nucleare o possono produrre carburanti sintetici vogliono tagliare fuori i biocarburanti che, invece, possono giocare un ruolo importante nella lotta alle emissioni”.
Preoccupazione grande anche per la grande crisi che sta attraversando il colosso tedesco Volkswagen, e che rischia di allargarsi a macchia d’olio a tutto il mercato auto europeo. Infatti per il Pichetto Fratin “è come se fossimo un unico produttore. Quello che sta succedendo in Germania con l’ipotesi di chiusura di impianti deve essere gestito o potrebbe avere conseguenze anche per noi. Italia e Germania sono sullo stesso piano, la politica di uno non può essere diversa da quella dell’altro“.
E sposa la linea dell’esecutivo anche Gianni Murano, presidente Unem, Unione energie per la Mobilità, che durante il Forum AutoMotive di Milano, ha citato l’esempio della Germania, che “seguendo la spinta di Bosch ha puntato sull’e-fuel” che ha un costo di “circa 7-8 volte il carburante tradizionale”, ma segue una visione politica, mentre l’Italia secondo Murano sta facendo asse con Ungheria e Francia per promuovere i biocarburanti “in virtù della neutralità tecnologica”.
Sulla questione è intervenuto anche Toni Purcaro, Presidente Dekra Italia, secondo cui “l‘obiettivo dello sviluppo sostenibile al centro dell’azione dell’Ue rappresenta un’opportunità unica per favorire le grandi sfide di digitalizzazione e modernizzazione delle nostre economie accelerando la decarbonizzazione e la conseguente transizione energetica. In qualità di leader globale nei servizi di testing, ispezione e certificazione, ci impegniamo a supportare attivamente le imprese e le istituzioni nel raggiungimento di questi obiettivi fondamentali“.
Ministro Urso: “Cambio di rotta immediato per crisi del settore”
Seppur a distanza di poche centinaia di chilometri, da Bologna il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sottolinea la necessità di andare oltre l’elettrico nella transizione energetica del settore auto, “perché la crisi del settore è deflagrata in maniera evidente negli ultimi mesi. In Europa abbiamo chiesto un cambiamento di rotta immediato”, sottolineando che ci sia “il rischio che sin dal prossimo anno le case europee siano costrette a pagare multe che potrebbero superare i 15 miliardi di euro per chi non rientra negli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2” e paventa il timore che possa tradursi in una zavorra nei confronti della concorrenza asiatica.
“Anche per quanto riguarda l’elettrico – insiste Urso – dobbiamo garantire di realizzare nel nostro continente la tecnologia, le materie prime critiche che sono necessarie per evitare di cadere da una subordinazione drammatica al carbon fossile russo a un’altrettanta e peggiore subordinazione alle materie prime critiche, alle tecnologie green, realizzate in altri continenti, perché questo sarebbe folle”.