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Crisi auto: cosa sta succedendo in Europa?

Crisi auto: cosa sta succedendo in Europa?
Crisi auto. fonte dell’immagine: Pexels

La crisi dell’auto inizia a mordere. I lavoratori della galassia Stellantis, dallo stabilimento di Pomigliano, Torino, Cassino e Melfi faranno sentire la loro voce davanti al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove si terrà un tavolo con Trasnova, azienda dell’indotto collegata alla multinazionale dell’automotive che ha annunciato il licenziamento di 97 lavoratori.

Intanto il ministro Adolfo Urso, in un’intervista a Il Mattino, continua a chiedere all’azienda guidata da John Elkann, un nuovo Piano Italia che illustri in modo preciso e dettagliato con un cronoprogramma, gli investimenti previsti in ogni stabilimento, su modelli e livelli produttivi. Con contratti che preservino l’occupazione e la piena collaborazione con le aziende della componentistica per sostenerle nella riconversione produttiva.

Credo che Pomigliano e Melfi possano essere hub competitivi, ove l’Europa decida finalmente di rivedere le folli regole del Green Deal“, ha detto il numero uno del Mimit, impegnato da settimane a coinvolgere gli altri paesi europei di peso, per fare pressing sulla Commissione europea affinché riveda il percorso di stop ai motori termici entro il 2035.

Ma quali sono le aziende in crisi o che hanno annunciato la chiusura di stabilimenti?

Intanto sulla proposta italiana alla crisi dell’auto, “in molti ci danno ragione, 15 Paesi europei hanno sostenuto la nostra proposta, così come le principali associazioni industriali europee. Noto che anche dalle forze di opposizione giungono segnali nella stessa direzione. Mi aspetto che anche i sindacati ci sostengano. E’ questa l’unica via per tutelare il lavoro“, ha sottolineato Adolfo Urso.

Crisi auto, la voce contraria di BMW: ecco perché

Una voce fuori dal coro, invece, è quella del colosso tedesco BMW, che a differenza degli altri competitor, rilancia gli obiettivi da raggiungere, senza fare cenno alla condizione critica del mercato europeo. Infatti, il capo della casa automobilistica tedesca BMW si aspetta che la sua azienda sarà in grado di soddisfare gli obiettivi climatici per i nuovi veicoli nel prossimo anno.

“Conosciamo gli obiettivi per il 2025 dal 2019“, ha dichiarato Oliver Zipse al quotidiano di settore Automobilwoche, “abbiamo allineato la nostra politica modello di conseguenza e aumentato ulteriormente l’efficienza dei sistemi di trasmissione. Non vediamo alcun motivo per posticipare gli obiettivi di CO2 per il 2025.

Cosa succederà nel 2025?

Dal 2025 le emissioni medie delle nuove auto vendute nell’Ue dovranno essere ridotte da 115,1 grammi a 93,6 grammi per chilometro, una riduzione del 19% e se i produttori di auto non riusciranno ad adeguarsi dovranno pagare una multa per aver emesso troppa CO2. Il numero uno di Bmw, Zipse sostiene che non sono solamente le auto elettriche a ridurre l’emissione di gas serra CO2, ma anche l’ottimizzazione dei motori a combustione tradizionali. “Nella nostra azienda, tutti gli aspetti sono progettati per l’efficienza: freni, sistemi di trasmissione, aerodinamica... e l’e-mobility rimarrà il nostro più forte motore di crescita per i prossimi anni“.

Cala il desiderio di auto tra giovani

Mentre governi ed industria cercano una soluzione pragmatica e condivisa, secondo il 7° rapporto annuale dell‘Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, si osserva un cambiamento generazionale nei confronti del rapporto con l’auto, perché tra i giovani c’è un basso desiderio di utilizzare un’auto, che sia di proprietà o meno, rispetto alle precedenti generazioni, mentre risulta in forte crescita il settore del vehicle sharing.

Quali sono i numeri del settore in Italia?

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