Un rapporto dell'Union of Concerned Scientists mette in guardia da un uso scorretto dei servizi di trasporto condiviso, incoraggiando Uber (tra gli altri) ad elettrificare le flotte e migliorare i prezzi e la convenienza delle corse in comune.
A seconda dell’uso, il car sharing può contribuire ad aumentare il numero di emissioni.
(Rinnovabili.it) – A quanto pare, i servizi di car sharing come Uber e Lyft, per quanto riducano la dipendenza dalla proprietà dell’auto, difficilmente sono in grado di risolvere i problemi ambientali legati al trasporto. Secondo un rapporto pubblicato dal gruppo di ricerca no profit Union of Concerned Scientists, infatti, questi servizi di trasporto condiviso rappresentano fino al 13% di tutto il traffico veicolare nelle principali aree degli Stati Uniti. Ma piuttosto che sostituire altri veicoli, stanno aumentando il numero totale di viaggi in auto e l’impronta di carbonio collettiva, causando circa il 69% in più di emissioni.
La ragione di questo aumento a prima vista paradossale è duplice. Analizzando i dati pubblici provenienti da sette città degli Stati Uniti, il rapporto ha scoperto che i veicoli in condivisione percorrono molte miglia tra un passeggero e l’altro. Conosciuta come deadheading, questa tendenza vede un incremento dei cosiddetti viaggi singoli (quindi, non in condivisione), che risultano essere il 47% più inquinanti di un giro in auto privata. Infatti, secondo un sondaggio condotto sui passeggeri della California, si è scoperto che chi non ha la macchina ha la tendenza a fare uso in solitaria del car sharing, preferendo questa modalità di spostamento ad altre tipologie di trasporto collettivo (es. bus) o alla bici. Di conseguenza, conclude il rapporto, questa tipologia di servizi sta “aumentando il viaggio dei veicoli, l’inquinamento climatico e la congestione” sia nelle città che nei sobborghi, pur rimanendo ampiamente esente dalle normative.
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Il rapporto, quindi, si basa sulla distinzione tra viaggi non raggruppati, in cui i passeggeri viaggiano da soli direttamente verso la loro destinazione, e viaggi raggruppati, in cui l’auto raccoglie altri passeggeri lungo la strada. I viaggi del primo tipo hanno un’impronta di carbonio approssimativamente equivalente a quella dei viaggi in auto privata, mentre i viaggi in condivisione in auto elettriche possono effettivamente ridurre le emissioni fino al 68% per viaggio. Ma il vero problema sono i viaggi non raggruppati in auto a gas.
Per diventare più rispettosi del clima, conclude il rapporto, i servizi di condivisione potrebbero elettrificare le loro flotte, migliorare i prezzi e la convenienza delle corse in comune e incoraggiare l’uso del trasporto pubblico, fornendo “collegamenti per il primo e l’ultimo miglio” che sostituiscono solo la parte del viaggio che un treno o un autobus non coprirà. Il rapporto esorta inoltre i responsabili politici a migliorare il trasporto pubblico e ad adottare leggi per elettrificare il settore della condivisione di corse.
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