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Batterie auto elettriche, come allungare la vita con la riparazione

Un software diagnostico e centri di formazioni ad hoc: la Volkswagen si prende cura della salute degli accumulatori

batterie auto elettriche

di Andrea Barbieri Carones

(Rinnovabili.it) – La batterie delle auto elettriche hanno una seconda vita? Oppure “muoiono” con la fine del ciclo di vita dell’auto? E se una batteria agli ioni di litio si rompesse, in che modo verrebbe riparata? La risposta viene da Volkswagen, casa auto che dopo anni di investimento nel settore delle vetture emissioni zero ora raccoglie i frutti. Frutti che passano anche attraverso dei corsi di formazione per i tecnici, che imparano a intervenire sugli accumulatori che presentano dei problemi.

Già, perché quando la batteria di un’auto elettrica arriva alla fine del proprio ciclo di vita o ha un problema, il suo destino non è la spazzatura. Infatti ci sono diversi modi per mantenere le batterie efficienti durante il loro utilizzo, così come è possibile ripararle.

E una delle aziende più grandi del mondo – il gruppo Volkswagen – ha pensato a una sorta di attività artigianale per formare i collaboratori dei service partner, che imparano ad intervenire sugli accumulatori. In caso di danneggiamento, la struttura modulare degli accumulatori consente una diagnosi accurata e riparazioni parziali. Il risultato? Un risparmio rispetto alla sostituzione dell’intera batteria.

In Germania sono 2 i centri di formazione Volkswagen dedicati a questo: uno a Erfurt, un paio d’ore d’auto a nordest di Francoforte, e uno nel quartier generale di Wolfsburg. Ma non è tutto: presto ne aprirà un altro a Nürtingen, una ventina di chilometri a sud di Stoccarda.

Qui i collaboratori delle officine autorizzate apprendono tutti i segreti delle batterie e dell’alta tensione. Ogni service partner è qualificato per la manutenzione e la sostituzione delle batterie; sono stati inoltre creati centri di assistenza specifici, altamente specializzati sul tema, dove si effettuano gli interventi di riparazione.

Quando un’officina autorizzata prende in carico un veicolo elettrico Volkswagen con un possibile guasto alla batteria, effettua subito la diagnosi di routine: una procedura che consente di verificare lo stato di salute della batteria, cioè la sua capacità residua. In altre parole, quale percentuale della capacità di stoccaggio originale può essere ancora utilizzata dall’utente dopo diversi anni di utilizzo – un valore che dipende soprattutto da come viene manutenuta la batteria.

In generale, gli accumulatori lavorano al meglio delle loro possibilità quando il livello di carica è compreso tra il 30 e il 70%. Mantenendo la batteria in questo intervallo di ricarica se ne riduce l’usura. Per questo i veicoli elettrici Volkswagen hanno una funzione software che consente di impostare un limite per il livello di ricarica.

I primi controlli

Se il primo esame evidenzia un problema, il veicolo viene prese in carico da un centro assistenza. Qui gli specialisti controllano dove risiede la causa del malfunzionamento, per esempio nell’unità di controllo o in una cella. Se l’auto è stata coinvolta in un incidente viene verificato anche l’involucro della batteria.

Se si rileva un potenziale rischio, l’auto viene isolata e monitorata nella cosiddetta zona di quarantena. Le riparazioni necessarie dipendono dai risultati dell’esame: se le deformazioni non interessano zone sensibili, un’ammaccatura non corrisponde per forza a un problema tecnico. Le batterie della gamma ID. hanno una struttura “a sandwich”, con la protezione sottoscocca e il sistema di raffreddamento che proteggono le celle dal basso.

Le celle

Il guasto di singole celle che compongono un modulo della batteria si diagnostica facilmente. Se una cella si guasta, la capacità del modulo rimane comunque tra il 50 e il 66%, perché le celle sono cablate in parallelo. In questo caso le celle funzionanti lavorano di più, e ciò significa che raggiungono una temperatura più elevata con una tensione più bassa.

In ogni caso, se una cella è difettosa viene sostituito l’intero modulo, perché la singola cella non può essere sostituita. Il pacco batterie dei veicoli basati sulla piattaforma MEB è composto da un minimo di sette a un massimo di dodici moduli, a seconda delle dimensioni. In generale, se una batteria ha ancora almeno il 70% di capacità residua, a livello di costi vale sicuramente la pena sostituire uno o due moduli.

Seconda vita

Riparare le batterie vuol dire prolungare la loro vita utile sul veicolo. Quando questa termina, inizia la loro seconda vita, con un’applicazione differente – per esempio, come unità di accumulo di energia stazionaria oppure mobile.

Le batterie sono progettate per durare quanto il veicolo, dopodiché è possibile arrivare a un tasso di riciclo pari al 95%. E proprio in quest’ottica, Volkswagen ha attivato il proprio impianto specifico per le attività di riciclo, a Salzgitte