Non è proprio una resa dei conti, ma se la crisi europea dell’auto viene paragonata ad “un bollettino di guerra“, parole del ministro del Made in Italy Adolfo Urso, allora l’intervento a Bruxelles nel dibattito pubblico del Consiglio Competitività per chiedere una revisione del regolamento Ue per lo stop alle auto a combustione nel 2035, assume toni quanto meno drammatici. Facciamo un piccolo passo indietro: per raggiungere l’obiettivo net zero, l’Ue ha imposto auto elettriche nel 2035 cioè i veicoli in vendita dovranno essere a zero emissioni, per cui addio a motori benzina e diesel, ma le clausole di revisione del regolamento prevedono di aspettare la fine del 2026 per i veicoli leggeri e il 2027 per i veicoli pesanti. Quel che intende chiedere il ministro Urso, non è di rivedere il goal del 2035, ma di rivedere le politiche industriali dell’automotive per non arrivare a “zero industria“, anziché zero emissioni.
Auto elettriche 2035, Urso alla corte europea per chiedere la revisione delle clausole del regolamento UE
Urso dunque ha presentato al al Consiglio competitività dell’Unione Europea un position Paper italo-ceco, a cui hanno aderito anche Austria, Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia ed altri Stati membri potrebbero unirsi al gruppo, che propone di anticipare all’inizio del 2025 l’attivazione della clausola di revisione del regolamento europeo sulle emissioni di anidride carbonica dei veicoli leggeri, oggi prevista per il 2026. Occorre ”intervenire subito” a livello europeo per affrontare la crisi del settore automotive, ”coniugando la sostenibilità industriale e sociale con il percorso di decarbonizzazione”, ha detto Urso durante la sessione pubblica del Consiglio; servono ”risorse significative a sostegno delle imprese, come fanno gli Stati Uniti, politiche commerciale di tutela dalla concorrenza sleale, come fanno altri continenti, e un sostegno importante attraverso un Piano automotive anche alle famiglie europee che oggi non si possono permettere di comprare un’auto elettrica o ecologicamente sostenibile”.
Quanto sta accadendo in Europa viene definita una “tempesta perfetta” dal ministro, che sottolinea la rinuncia europea a realizzare una gigafactory per la produzione di batterie delle auto, e nel contempo si susseguono annunci di chiusura di stabilimenti sull’endotermico per evitare le multe miliardarie che i costruttori di auto dovrebbero pagare se non rispettassero gli obblighi europei. “Si rinuncia alla via dell’elettrico e nel contempo si chiudono gli stabilimenti per non pagare le penali…Dobbiamo agire e subito“, ha rimarcato ancora Urso, per il quale è urgente ‘‘decidere subito perché il ritardo con altri continenti si accumula ogni giorno di più. E decidiamo con realismo, affrontando la realtà per quella che è, rispondendo all’accorato appello delle imprese e dei lavoratori Ue che si sentono minacciati nella propria sopravvivenza. Io credo che siamo in condizioni di farlo”.
Stati Uniti vs Cina: la partita globale sulle auto elettriche 2035
Per Urso (non solo per lui) la partita commerciale globale, che vede opposte Stati Uniti e Cina si gioca molto sul settore delle auto, “simbolo della transizione energetica ed ecologica ed è quello su cui si sta sviluppando il confronto a livello mondiale. Noi abbiamo indicato una strada ambiziosa e straordinariamente sfidante per il 2035, perché pensiamo che questa strada poi debba essere percorsa anche dagli altri continenti. Se raggiungiamo l’obiettivo con un’industria ‘net zero’ avremo indicato una strada di successo, anche agli altri“. Ma “se invece raggiungiamo quella data con zero industria – ha avvertito il ministro -, avremmo certificato il nostro fallimento, e nessuno ci seguirà“.
Cosa dice il non paper italo-ceco approvato anche da altri paesi Ue
Nel non paper, si conferma l’obiettivo della piena decarbonizzazione al 2035 come chiede l’UE, “ma chiediamo che siano create le condizioni, come indica anche il report di Mario Draghi, per giungere competitivi a quell’obiettivo. E quindi chiediamo che siano anticipate all’inizio dell’anno prossimo le clausole di revisione già previste per la fine 2026 per i veicoli leggeri e nel 2027 per i veicoli pesanti“, nel nuovo regolamento Ue. Secondo Urso, altrimenti, “in questa incertezza su quello che comunque decideremo fra due anni nessuno più investe, né le imprese, né i consumatori. Paralizziamo il percorso“.
Se le carte sparigliate sulla tavola d’Europa non trovasse i paesi concordi, si rischierebbe un futuro dell’industria fosco, che aumenterebbe il livello di indecisione tra i cittadini europei. Anche perché, la partita si gioca soprattutto sul futuro, da qui ai prossimi dieci anni che sentenzieranno la vita o la trasformazione profonda del settore auto. “Dobbiamo anche considerare che alla fine del percorso dobbiamo raggiungere l’autonomia strategica. Perché – ha concluso il ministro Urso- se alla fine del percorso passiamo dalla subordinazione drammatica ai carburanti fossili della Russia, a una peggiore subordinazione tecnologica ad altri attori (cioè la Cina), allora passeremmo dalla padella alla brace“.