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Auto elettrica o tradizionale? Questo è il dilemma

Auto elettrica
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(Rinnovabili.it) – Se state pensando di cambiare l’auto, vi starete probabilmente chiedendo se non sia giunto il momento di passare all’elettrico, vista la volatilità del mercato dell’energia e dei combustibili. Alti e bassi (più alti che bassi), che hanno reso il pieno di diesel e metano, e talvolta anche quello di benzina e Gpl, un vero salasso. Ma prima di procedere all’acquisto di un veicolo elettrico, i consumatori devono considerare una serie di variabili quali autonomia, comodità di ricarica e convenienza nei costi di acquisto e gestione rispetto alle auto a combustibili fossili. Si, perché anche l’elettricità aumenta. A far luce sull’argomento arriva un report firmato RSE che ha aggiornato le sue stime contenute nel dossier Total Cost of Ownership 2021, di cui avevamo parlato qui, includendo gli aumenti della materia prima gas e luce.

Elettrico o fossile, cosa conviene oggi? L’analisi in dettaglio

Orientare i consumatori nel confronto economico tra auto tradizionale e auto elettrica nel medesimo segmento, questo l’obiettivo di RSE. L’autorevole ente di ricerca italiano fornisce agli acquirenti di nuovi veicoli una mappa semplice ma rigorosa che tenga conto degli aumenti delle materie prime energetiche, con gas ed elettricità che segnano oggi +41.8% e +55% rispetto ai livelli precrisi. Quella di RSE è una analisi semplificata di sensitività; in altre parole, uno strumento operativo per misurare il divario tra motorizzazione ICE e BEV al variare del prezzo di benzina ed energia elettrica, soggetti come sappiamo a grande volatilità a causa della situazione internazionale. La “sfida” è basata sul cosiddetto Total Cost of Ownership, il costo totale del possesso del veicolo, parametro che tiene conto sia dell’investimento iniziale, sia dei costi di manutenzione lungo la vita utile ipotizzata. Gli esperti si concentrano sul confronto tra un ipotetico modello “medio” per il segmento A/B (citycar/utilitarie) e per quello C (compatte). RSE ha stimato quindi un CAPEX, il valore medio di acquisto calcolato facendo, appunto, una media tra i prezzi di diversi modelli disponibili sul mercato, così come gli OPEX, ovvero tutti quei costi che il proprietario deve sostenere durante la vita utile della sua automobile. Tra gli OPEX troviamo ad esempio assicurazione, imposta di bollo, costi di revisione e manutenzione in generale, il cui totale è stato spalmato lungo dieci anni, orizzonte temporale di possesso considerato per l’analisi. I valori sono riportati qui sotto.

I prezzi e gli aumenti dell’energia

Gli esperti hanno condotto l’analisi facendo variare il prezzo di carburante tra 1,50 € e 2,30 € al litro per la benzina, mentre per l’elettricità l’intervallo è tra gli 0,20 € e gli 0,80 € al kWh. Lato percorrenza, si è scelto di considerare 12 mila km ogni anno per i veicoli A/B e 15 mila km per quelli C. Nei due grafici elaborati da RSE, che commenteremo, sono riportate le due curve del TCO per i relativi segmenti automobilistici: ad ogni prezzo di energia/carburante considerato corrisponde un “delta TCO”, ovvero la differenza tra costo di possesso di un’auto elettrica rispetto al modello simile a benzina. 

DTCO=TCO_elettrico – TCO_benzina

Valori di delta TCO positivi (campo verso il rosso) indicano convenienza della motorizzazione a benzina, mentre delta TCO negativi (campo verso il verde) indicano un vantaggio di quella elettrica. I grafici mostrano una linea tratteggiata che, in sostanza, descrive quale motorizzazione convenga al variare dei costi di benzina ed energia elettrica. I valori delle materie prime energia sono derivati dai rapporti trimestrali di Arera e dalle stime del Ministero della Transizione Ecologica,  e sono consultabili in questa tabella.

Segmento A/B: citycar e utilitarie

Come si vede dalla Figura1, nel segmento A/B la differenza è sempre positiva. In breve, se oggi il consumatore propendesse per l’auto elettrica “media” sul mercato di ridotte dimensioni, pagherebbe più di quanto spenderebbe per un equivalente modello a combustione interna. “La maggiore spesa si spiega unicamente con la forte differenza nell’investimento iniziale (l’acquisto n.d.r.)”, sostengono gli studiosi di RSE. In effetti il CAPEX per un’auto elettrica A/B modello BEV è circa doppio di quello ICE: 28.600 € contro 14.300 €. “La buona notizia – proseguono gli autori – è però che i costi di gestione (OPEX), così come i costi di ricarica delle batterie rimangono, nonostante gli aumenti, inferiori per i veicoli elettrici”. Va sottolineato tuttavia come i risparmi in termini di gestione e ricarica spalmati su 10 anni di possesso non riescano a compensare il divario iniziale per l’acquisto dell’auto, “se non vengono adottate misure di supporto”. Insomma, dall’analisi appare chiaro come le citycar elettriche siano oggi competitive con quelle con motore tradizionale solo se l’acquisto è incentivato tramite Ecobonus o sussidi statali in genere.

Segmento C: compatte

Il confronto diventa più serrato per le auto di tipo C, come mostrato dalla Figura2. Per questo segmento infatti, scrivono i ricercatori, “ci sono già alcuni scenari di prezzo per cui esiste un vantaggio economico o comunque una condizione di parità tra ICE e BEV”. Si nota in effetti una significativa differenza iniziale in termini di CAPEX, che è inferiore rispetto al caso delle citycar: 24.400 € in media il prezzo per l’acquisto di una compatta tradizionale, contro i 37.500 € per una compatta elettrica. 

In estrema sintesi, i dati dell’aggiornamento al report di Rse suggeriscono che a oggi il confronto è ancora svantaggioso per il veicolo elettrico in segmento A/B (citycar e utilitarie) rispetto al suo diretto competitore fossile. “Queste auto – scrivono i ricercatori di Rse – necessitano di un maggiore sostegno (in termini di incentivi statali ed Ecobonus, n.d.r.) rispetto alle auto elettriche compatte, per le quali il divario con le concorrenti ICE risulta inferiore”. “In alcuni casi, per le compatte il TCO risulta pari o addirittura vantaggioso per le vetture elettriche”, concludono gli esperti. 

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