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Il governo Meloni pensa di introdurre nuove accise sulle auto elettriche

Accise auto elettriche, Giorgetti: il governo ci sta lavorando
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Giorgetti: le accise su auto elettriche al centro di una “riflessione del governo”

Una nuova tassa sulle auto elettriche. Per compensare il gettito dai veicoli diesel e benzina che si ridurrà progressivamente con la diffusione degli EV. L’ipotesi è già allo studio del ministero dell’Economia. Lo ha annunciato il 15 maggio il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, intervenendo all’Automotive Dealer Day in corso alla Fiera di Verona. Senza fornire più dettagli sull’idea di introdurre accise sulle auto elettriche.

Il Mef studia nuove accise sulle auto elettriche

“Bisogna considerare l’aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici”, ha dichiarato Giorgetti. “Pensate all’effetto che avrà l’elettrificazione sullo spostamento delle accise del carburante alle nuove forme di alimentazione. E non si tratterà solo di una riduzione del gettito ma di significativa traslazione”, ha specificato.

Una trasformazione su cui Giorgetti ha già messo al lavoro i tecnici del ministero. Il Mef ha già iniziato a lavorare su questo punto, ha annunciato l’esponente leghista, spiegando che è in corso una “riflessione del governo sulla necessità di tenere presente l’evoluzione delle basi imponibili sulla base della trasformazione del sistema economico”. Ma non ha dettagliato perimetro e impostazione delle possibili nuove accise sulle auto elettriche.

L’esatta fisionomia delle nuove tasse sarà dirimente per capire quanto e come peseranno sullo sviluppo della mobilità elettrica in Italia, che resta già fanalino di coda tra i grandi mercati auto europei sia per quota di mercato degli EV che per numeri assoluti di nuove immatricolazioni full electric. Un quadro su cui pesa anche una strategia incentivante che vede l’Italia, unica in Europa, assegnare ancora incentivi anche alle auto endotermiche.

Sull’automotive, l’UE deve “cambiare strategia”

Per il titolare del Mef, la prossima Commissione avrà l’onere di impostare il percorso di transizione del settore automotive su binari molto diversi da quelli seguiti negli ultimi anni. La preoccupazione è che le strategie seguite dai principali competitor globali, Stati Uniti e Cina, basate su un “massiccio dispiegamento di sussidi”, aumentino il gap.

“L’automotive deve entrare nei pilastri della politica per la competitività europea, da finanziare con nuovi strumenti di capacità fiscale europea oltre il Pnrr”, ha affermato Giorgetti. “Nessuno mette in discussione” gli obiettivi della transizione energetica e decarbonizzazione del settore dei trasporti, ma “proprio la serietà degli obiettivi imporrebbe una strategia organica” mentre, al momento, “i target di elettrificazione al 2035 non stanno dispiegando effetti risolutivi né sulla domanda né sull’offerta di veicoli elettrici”, ha aggiunto il ministro riferendosi allo stop alle auto diesel e benzina di nuova immatricolazione entro il 2035.

Una critica che riecheggia quella espressa a fine aprile dalla Corte dei conti europea, anche se con orientamento diverso. Il revisore dei conti UE ha avvertito che Bruxelles dovrà rimettere mano alle politiche sugli EV per rendere sostenibile il bando di diesel e benzina senza danneggiare l’industria europea. E ha indicato i due scogli principali: auto elettriche ancora troppo costose e carburanti alternativi poco credibili come opzione percorribile.

Tutto questo mentre alla Fiera di Verona le associazioni italiane dell’automotive hanno presentato una proposta per sfruttare al meglio il fondo automotive, da affiancare a una revisione della fiscalità per le auto aziendali e “all’urgenza di calibrare le politiche incentivanti con una visione almeno di medio periodo, a beneficio di consumatori e industria”.

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