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Auto, pressioni industria per far saltare programmi Ue su tagli emissioni

elettrificazione della flotta
Foto di Susan Sewert da Pixabay

di J.S.

(Rinnovabili.it) – “Il settore automobilistico europeo sta esercitando pressioni aggressive e rilasciando dichiarazioni infondate per cercare di far deragliare i programmi dell’Unione europea riguardo il taglio delle emissioni del trasporto su strada”. E’ quello che emerge da un incontro organizzato dal gruppo Transport & Environment (T&E); nello specifico il briefing ‘The seven (dirty) air pollution tricks of the auto industry’ mette in guardia sul fatto che “l’industria automobilistica sta cercando” di creare attrito tra “l’opinione pubblica e i governi contro l’Euro 7, fomentando le paure che nuovi ed ambiziosi standard paralizzeranno le vendite e metteranno a rischio posti di lavoro”. Tanto per avere un’idea – viene fatto presente – “soltanto nel 2020, l’Associazione europea dei produttori di automobili (Acea), Volkswagen, Daimler e Bmw hanno speso quasi 9 milioni di euro per fare lobbying a Bruxelles”.

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Tecnologie accessibili sono ormai in grado di ridurre notevolmente le emissioni dei veicoli a costi inferiori al ritocco della verniciatura di un’auto di classe media – osserva Carlo Tritto, policy officer per T&e Italia – si tratta di un’opportunità senza precedenti per rendere più sicura l’aria che respiriamo in tutta Europa”. Ma secondo T&e “invece di aprirsi all’innovazione per l’eliminazione delle emissioni tossiche, il settore automobilistico sta esercitando potenti pressioni contro questo giro di vite normativo e sta usando quelli che sono in pratica degli sporchi trucchi, come affermazioni fuorvianti secondo cui i costi metterebbero a rischio le attività e i posti di lavoro”.

Le emissioni del trasporto stradale – viene infatti ricordato – sono “una delle principali fonti di inquinamento dell’aria, causando una vasta gamma di gravi malattie cardiache e polmonari, oltre che a tumori. Ogni anno nell’Unione europea l’inquinamento dovuto al trasporto su strada è responsabile di decine di migliaia di morti premature, che costano alla società decine di miliardi in spese sanitarie. In più, la scarsa qualità dell’aria ha un impatto sproporzionato, che colpisce maggiormente le famiglie a basso reddito e le minoranze”. Mentre invece le stime della commissione Europea ci raccontano di come “l’adozione di una tecnologia di emissioni più pulita per soddisfare gli standard Euro 7 aggiungerebbe tra 100 e 500 euro al prezzo di un’auto. Per i camion, la conformità aggiungerebbe meno dell’1% al costo totale di proprietà, calcolato su cinque anni”.

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Quello che verrà deciso dall’Ue sugli standard Euro 7 influiranno sulla qualità dell’aria in Europa “per una generazione”; per T&e “saranno vendute 95 milioni di auto tra il 2025, quando lo standard entrerà in vigore, e il 2035, quando la Ue prevede di vietare la vendita di automobili e furgoni con motori a combustione interna. E queste auto potrebbero continuare a circolare fino al 2050: in media, nell’Unione europea le auto sono utilizzate per 11 anni e molte anche per più di 15, specialmente nell’est e nel sud Europa. Si prevede che i camion con motori a combustione interna resteranno in commercio almeno fino al 2035, e molti resteranno in circolazione per 12 anni o più”. Di fronte a questa situazione, T&e sta facendo “pressioni affinché la normativa Euro 7 colmi quelle lacune che permettono ai veicoli di superare notevolmente i limiti legali, per esempio durante le accelerazioni veloci e i brevi tragitti cittadini”. Nel documento si afferma che “l’Euro 7 deve garantire l’applicazione dei limiti sulle emissioni in tutte le condizioni di guida e per tutta la vita utile del veicolo, per evitare di scaricare il problema dell’inquinamento atmosferico sugli stati membri meno abbienti”.

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