(Rinnovabili.it) – In Cina grandi notizie per l’industria dell’alluminio: il piano di Pechino per la diffusione dell’auto elettrica ha fatto crescere la domanda di questo metallo oltre ogni aspettativa. Le più rosee previsioni sono state sorpassate, spiega Novelis, il più grande fornitore di fogli di questo prezioso metallo ai produttori di automobili. Le buone nuove arrivano, tuttavia, non del tutto inaspettate. In fondo, il Paese che contribuisce alle emissioni di carbonio più di ogni altro al mondo doveva pur cominciare da qualche parte ad affrontare la questione. E il governo, guidato dal premier Li Kequiang, ha deciso di dichiarare guerra all’inquinamento dopo che la situazione nella capitale e in altre città si è fatta insostenibile. L’esecutivo sarà il primo a dare l’esempio: entro il 2016 il 30 per cento dei veicoli governativi dovranno essere alimentati da energie alternative.
L’utilizzo di alluminio nelle auto prodotte dalle più grandi aziende cinesi, giapponesi e coreane si aggira sulle 50 mila tonnellate, cifra che ci si aspetta debba crescere del 30 per cento l’anno nel prossimo decennio.
«La Cina ha stabilito obiettivi davvero ambiziosi nella diffusione dei veicoli elettrici – ha affermato Shashi Maugdal, presidente di Novelis Asia – Se il progetto prende il via, quel 30 per cento crescerà molto più del previsto».
Ecco perché la ditta adesso deve mettersi al passo, e oggi inaugura un impianto da 120 mila tonnellate l’anno. La fabbrica si trova nella città di Changzhou, 180 km da Shanghai, e produrrà fogli di alluminio per l’industria automobilistica.
Il governo ha puntato sull’auto elettrica con decisione, poiché è deciso a conquistare la leadership mondiale nel settore, combinando la primazia economica con una minore dipendenza energetica e il taglio delle emissioni.
«Se mi domandate perché l’uso dell’alluminio nell’industria automobilistica stia spiccando il volo solo adesso, la risposta è semplice – dice Maughdal – Sta accadendo perché le preoccupazioni per l’ambiente sono diventate pressanti ora, e lo saranno sempre più in futuro».
Il governo cinese infatti non è certo un grande applicatore del principio di precauzione, ma è innegabile che una volta raschiato il barile è capace di prendere decisioni per invertire la marcia.