Un gruppo di ong guidato da New Economics Foundation e Stay Grounded propone una tassa sui “frequent flyer”. Peserebbe quasi esclusivamente sui più ricchi, cambierebbe le abitudini di chi vola di più, e garantirebbe risorse pari al 20% degli investimenti pubblici necessari per la transizione in UE
Imporre una tassa aerea a chi vola di più in Europa. Per ridurre le emissioni dell’aviazione civile, penalizzare solo chi inquina di più, e recuperare nuove risorse per finanziare la transizione. Una soluzione in grado di pesare relativamente poco sulle tasche di chi sceglie l’aereo come mezzo di trasporto, ma riesca a incidere in modo profondo sulla traiettoria emissiva del settore. Settore che, dopo il tonfo del 2020, continua ad aumentare i gas serra generati. È la proposta di una tassa per chi vola spesso formalizzata da New Economics Foundation (NEF), Stay Grounded e altre ong in un rapporto rilasciato il 17 ottobre.
Tassa sui “frequent flyer”, uno strumento tra gli altri
Il rapporto spiega che per spingere il settore degli aerei a inquinare di meno bisogna usare un ventaglio di strumenti. La tassa sui “frequent flyer”, da sola, non basta e anzi rischia di aumentare le diseguaglianze. Gli autori suggeriscono di introdurre la tassa insieme a una rimozione delle esenzioni fiscali sui carburanti aerei (più di 10 miliardi l’anno) e sulle imposte (oltre 26 miliardi l’anno). Cioè una rimodulazione o cancellazione dei copiosi sussidi al settore.
“Questo, unito a una tassa per i frequent flyer, creerebbe un modo socialmente equo per contrastare l’inquinamento eccessivo causato perlopiù dai frequent flyer più facoltosi, preservando al contempo l’accesso a voli occasionali a prezzi accessibili per le fasce di reddito più basse”, spiegano gli autori.
Chi viaggia di più in aereo? Chi è più ricco
Non una crociata contro i viaggi in aereo ma una correzione, per quanto profonda, di rotta. Misura che richiede di trasformare le abitudini di alcune fasce della popolazione, senza intenti punitivi. Secondo il rapporto, l’introduzione di una tassa per chi vola spesso ridurrebbe le emissioni degli aerei in Europa del 21% e toccherebbe quasi esclusivamente le fasce più benestanti.
Sulla base di diversi sondaggi condotti sui passeggeri nei paesi dell’Europa occidentale, il rapporto evidenzia che i “frequent flyer” sono quasi sempre i più ricchi:
- poco più della metà delle persone (52%) non vola affatto.
- In media, solo l’11% delle persone vola più di tre volte all’anno.
- Il 35% delle famiglie più ricche (che guadagnano più di 100.000 €) prende tre o più voli di andata e ritorno all’anno, rispetto a solo il 5% delle famiglie più povere (che guadagnano meno di 20.000 €).
- Il 70% delle famiglie più povere non vola in un dato anno, rispetto a solo il 20% delle famiglie più ricche.
Come funziona la tassa per chi vola spesso
La proposta di New Economics Foundation, Stay Grounded e delle altre ong avrebbe come conseguenza una riduzione delle emissioni degli aerei in UE del 21%. La maggior parte del calo originerebbe da un cambio di abitudine dei frequent flyer, con il 5% dei passeggeri che volano di più che inizierebbe a volare con meno frequenza. Come? In sintesi, il sistema fa semplicemente scattare un’imposta dopo 2 viaggi aerei in un anno.
Nel dettaglio, come funziona la tassa per chi vola spesso? La proposta prevede:
- una tassa per ciascun volo preso in un anno;
- i primi 2 voli restano esenti dalla tassa sui frequent flyer;
- la tassa parte da 50 euro e cresce in proporzione al numero di viaggi aerei effettuati. Il 5° e il 6° viaggio hanno un sovrapprezzo di 100 euro, il 7° e 8° viaggio di 200 euro, dal 9° viaggio ogni biglietto costerebbe 400 euro in più;
- altri sovrapprezzi in base alla lunghezza della tratta (50 euro per tratte medie, 100 euro per tratte lunghe) e alla scelta della classe di volo (100 euro in più per un biglietto in business class).
La tabella seguente riassume la progressione della tassa aggiuntiva con dettaglio per ciascun criterio:
Secondo il rapporto, in questo modo sarebbe possibile recuperare 63,6 miliardi di euro l’anno, che non graverebbero sulla maggior parte dei cittadini. Si tratta di una quantità di risorse pari a 6 volte gli introiti fiscali dalle tasse sugli aerei in Europa, e pari al 20% del fabbisogno annuale di investimenti pubblici per raggiungere gli obiettivi climatici UE.