Le compagnie aeree insistono sulla necessità di definire un livello minimo di emissioni sui dati del 2019, per evitare che la riduzione dei voli nel 2020 trascini troppo in basso il benchmark.
Sulle emissioni del trasporto aereo, gli eurodeputati chiedono alla Commissione di non schierarsi con le compagnie aeree
(Rinnovabili.it) – In questi giorni, molti europarlamentari stanno chiedendo alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione Europea di non richiedere una modifica di CORSIA, il sistema per regolare le emissioni del trasporto aereo definito dalle Nazioni Unite. Secondo le attuali regole, il benchmark delle emissioni dovrebbe essere definito dal periodo 2019-2020. Tuttavia, la pandemia di coronavirus ha ridotto drasticamente le emissioni del 2020 e le compagnie aeree chiedono che lo standard venga fissato prendendo in considerazione i soli dati del 2019.
Infatti, data la riduzione dei viaggi e il crollo delle emissioni del trasporto aereo, le compagnie insistono sul fatto che i numeri del 2020 trascinerebbero il benchmark troppo in basso, e ciò comporterebbe un aumento dei costi futuri di neutralizzazione dei loro livelli di inquinamento. Secondo le regole di CORSIA, le emissioni globali del trasporto aereo dovrebbero essere limitate ai livelli attuali e qualsiasi crescita nei prossimi anni dovrebbe essere compensata da pagamenti in progetti ecologici, come l’energia rinnovabile o il rimboschimento
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La Commissione Europea si è schierata con le compagnie aeree e ha proposto di modificare le regole in modo che solo il 2019 sia preso come riferimento. Il 3 giugno verrà presa una decisione del Consiglio UE dei trasporti sull’opportunità di adottare questa scelta come posizione ufficiale dell’UE. Tuttavia, molti deputati di tutto lo spettro politico del Parlamento Europeo hanno scritto ai leader della Commissione e del Consiglio, esortandoli a non apportare modifiche e ad attendere invece una revisione di CORSIA prevista per il 2022.
Gli eurodeputati hanno avvertito che “CORSIA è già estremamente lontana dall’essere in linea con l’accordo di Parigi e l’obiettivo di neutralità climatica”, aggiungendo che recenti ricerche mostrano che ulteriori modiche al rialzo del benchmark delle emissioni del trasporto aereo “minerebbero seriamente l’integrità ambientale del sistema“.
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Per tale ragione, gli esponenti del legislativo europeo esortano per aspettare il 2022, pensando di avere per quel tempo un quadro più chiaro dell’impatto economico del virus per il settore del trasporto aereo. Gli eurodeputati non sono gli unici ad esprimere preoccupazione. Gruppi ambientalisti, tra cui EDF e Carbon Market Watch, hanno dichiarato che “cambiare le regole danneggerebbe la credibilità e la stabilità a lungo termine di CORSIA”.
Il mercato del carbonio dell’euro-blocco potrebbe essere presto esteso al settore marittimo e aereo. L’estensione dell’ETS potrebbe mettere a disposizione 10 miliardi di euro in più per le casse dell’UE, mentre una carbon border tax potrebbe portare a 14 miliardi di euro. Un recente studio ha suggerito che un prelievo sul cherosene (principale combustibile per il trasporto aereo) potrebbe generare 27 miliardi di euro.
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A detta di Frans Timmermans, commissario europeo per il clima, “esaminare la possibilità di tassare il cherosene è certamente nell’agenda europea”, tuttavia “esistono diverse difficoltà, tra cui la situazione internazionale e la posizione della IATA (Associazione internazionale del traporto aereo)”. Inoltre, l’implementazione di un’imposta sul carburante per aerei comporta un altro tipo di sfida: tutte le decisioni che impongono o modificano le norme esistenti in materia di imposte UE devono essere prese all’unanimità.