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Aerei, sui carburanti sostenibili l’Europa ha fatto male i conti

L’International Council on Clean Transportation avverte che Bruxelles ha calibrato male le sue politiche sui biocombustibili: stimolano la domanda ben oltre la capacità produttiva e non preparano la transizione post 2030

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Foto di Hands off my tags! Michael Gaida da Pixabay

Le conseguenze del regolamento ReFuelEU Aviation sui carburanti sostenibili

(Rinnovabili.it) – Sui carburanti sostenibili, la coperta in Europa è troppo corta. Così le nuove regole di Bruxelles rischiano di diventare un gioco a somma zero. Più benefici per l’aviazione, ma a scapito della decarbonizzazione del resto del comparto trasporti. L’allarme lo lancia l’International Council on Clean Transportation (Icct) in un’intervista al portale Euractiv.

Sotto la lente finisce un tassello del pacchetto Fit for 55 presentato a luglio, e precisamente il regolamento ReFuelEU Aviation. La proposta della Commissione prevede che entro il 2025 gli aerei debbano mettere in serbatoio una quota di SAF (Sustainable Aviation Fuel) del 2%, percentuale che sale al 5% nel 2030.

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Il problema nasce quando si considera quali tipi di carburanti sostenibili potranno realisticamente finire in quel mix per centrare gli obiettivi UE, spiega Chelsea Baldino di Icct. Gli elettrocarburanti (e-fuel) a zero emissioni, come quelli derivati dall’idrogeno, non sono ancora sul mercato e non lo saranno in quantità soddisfacenti nella finestra temporale fissata da Bruxelles. I biocarburanti crop-based, dalla coltivazione su ampie estensioni di prodotti agricoli a scopo energetico, sono proibiti in questo ambito.

Restano quindi i biocarburanti avanzati, prodotti a partire da certi tipi di rifiuti e residui agricoli e forestali e da grassi di scarto (animali o vegetali come l’olio da cucina). La scelta sarà indirizzata dal mercato, quindi dai costi. E attualmente, i grassi di scarto sono l’unica materia prima commercialmente valida da trasformare in SAF. In particolare, spiega l’Icct, il carburante prodotto dall’olio da cucina usato è più economico delle alternative, quindi gli operatori si butteranno su questa opzione per raggiungere le loro quote. Ma la capacità europea è limitata e non basterà.

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“Indipendentemente dal settore in cui vanno questi oli usati, il loro potenziale è stato esaurito”, spiega Baldino. E indica un altro problema all’orizzonte: “Se stiamo semplicemente permettendo che i lipidi di scarto vadano al settore dell’aviazione fino al 2035, cosa succederà dopo, quando l’ambizione della proposta della Commissione aumenterà davvero? Ci sarà un vuoto, perché non abbiamo permesso l’aumento delle altre tecnologie”.