Sperando di riuscire là dove la COP25 di Madrid ha fallito, le Nazioni Unite hanno avviato il riesame dei progetti ammissibili nell'ambito del sistema di compensazione del carbonio delle compagnie aeree.
L’ICAO si riunisce a Montreal per rivedere il regime di compensazione delle emissioni del trasporto aereo.
(Rinnovanili.it) – Le Nazioni Unite stanno riesaminando il regime di compensazione delle emissioni di carbonio del trasporto aereo, valutando la possibilità di limitare i finanziamenti per progetti considerati vecchi e obsoleti, i cui effetti sull’ambiente sono stati fortemente contestati dagli attivisti climatici. Se approvata, questa restrizione sarebbe un duro colpo per gli operatori del trasporto aereo civile, specie in paesi come Brasile e India, che puntavano sul sistema di compensazione delle emissioni da parte delle compagnie aree sperando che questo li avrebbe aiutati ad assorbire l’eccesso di crediti di carbonio che sono stati loro assegnati.
Il Consiglio dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale (ICAO), ora riunito a Montreal, dovrebbe quindi decidere nei prossimi giorni quali progetti saranno ammissibili nell’ambito del programma per le compagnie aeree, noto come CORSIA (Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation, Schema di compensazione e riduzione del carbonio per l’aviazione internazionale).
Intanto, durante una riunione avvenuta questa settimana a Bruxelles, i leader del settore del trasporto aereo hanno espresso l’esigenza di puntare su programmi di “buona qualità” basati proprio sulle compensazioni e, quindi, sulla possibilità che le compagnie aree possano trarre beneficio dal finanziare progetti ecologici. A questo proposito, il Technical Advisory Board (TAB) dell’ICAO sta raccomandando sei programmi per la fase pilota di CORSIA, ma escluderebbe i progetti avviati prima del 2016 e riconoscerebbe le riduzioni delle emissioni fino alla fine del 2020, secondo le fondi di Reuters.
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Uno di questi sei programmi è il cosiddetto Clean Development Mechanism (CDM, meccanismo di sviluppo pulito) delle Nazioni Unite, il più grande sistema di compensazione del mondo istituito ai sensi del protocollo di Kyoto del 1997 per contribuire a finanziare la riduzione delle emissioni nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, in gioco è proprio il destino di miliardi di vecchi crediti CDM, la maggior parte dei quali provengono dalla Cina e dall’India. Si tratta di una questione spinosa rimasta irrisolta durante la COP25 di Madrid, che adesso aumenta la posta in gioco (e la tensione) durante l’incontro dell’ICAO.
Il Brasile, la Cina e l’India avevano spinto affinché la maggior parte (se non tutti) i crediti CDM fossero riconosciuti, proprio per qualificarsi nell’ambito del programma di compensazione del settore del trasporto aereo. Infatti, limitare le compensazioni di CDM accreditate prima del 2016 potrebbe eliminare con un colpo di spugna la maggior parte dei progetti di compensazione, come ad esempio le dighe idroelettriche, che hanno suscitato critiche sui loro benefici ambientali.
Un portavoce del CDM ha dichiarato che ogni credito è sottoposto a un processo “rigoroso”, per garantire che “rappresenti una riduzione delle emissioni reale, misurabile, verificabile e attribuibile”. Per tale ragione, l’ICAO è sotto pressione per raggiungere un equilibrio tra l’approvazione di opzioni di credito sufficienti per le compagnie aeree e la riduzione dell’offerta (che potrebbe far salire i prezzi dei voli).
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Tuttavia, mentre le raccomandazioni per la fase pilota di CORSIA dal 2021 al 2023 imporrebbero restrizioni più rigorose rispetto ai crediti concessi a Kyoto, secondo alcune associazioni ambientaliste restano comunque al di sotto delle esigenze ambientali e delle richieste europee di controlli più severi. L’aviazione rappresenta poco più del 2% delle emissioni globali di gas a effetto serra, ma con la previsione di un aumento del traffico aereo nei prossimi decenni, questo numero potrebbe probabilmente aumentare.