Eni dà il via alla prima produzione di SAF nella raffineria tarantina con l'obiettivo di aiutare la decarbonizzazione del settore aereo. Le materie prime utilizzate? Esclusivamente scarti e residui. E i primi accordi di utilizzo non si fanno attendere
Cosa sono i SAF, i carburanti sostenibili per l’aviazione?
(Rinnovabili.it) – La transizione ecologica del settore aereo inizia da Roma. E più precisamente dalle infrastrutture aeroportuali di Fiumicino e Ciampino, pronte a trasformarsi in veri e propri laboratori della decarbonizzazione. Una marcia verso la sostenibilità alimentata dall’intesa tra Eni ed Aeroporti di Roma (ADR), la società che gestisce gli scali romani. Le due realtà hanno firmato quest’anno un accordo per lo sviluppo di progetti innovativi sul fronte energetico ed ambientale, a partire dall’impiego di carburanti sostenibili per l’aviazione prodotti da Eni: i cosiddetti Sustainable Aviation Fuel o SAF.
Di cosa si tratta? Di combustibili alternativi che presentano una componente prodotta da fonti non fossili, ma dotati di caratteristiche chimiche e fisiche pressoché identiche a quelle del carburante aereo convenzionale. Una qualità che rende possibile il loro utilizzo nei sistemi di rifornimento aeroportuali già esistenti. Rappresentano una delle misure del paniere ICAO, l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, per ridurre le emissioni del trasporto aereo e si basano su un’ampia gamma di materie prime o seconde: dall’olio di cucina esausto ai grassi animali, dai rifiuti organici urbani agli scarti forestali, passando per le colture energetiche vecchie e nuove (es. alghe).
L’impiego di queste fonti permette di ottenere grandi risparmi in termini emissivi sull’intero ciclo di vita, (anche fino all’80% secondo i dati IATA). E in questo modo alleggerire fin da subito l’impronta di carbonio dell’aviazione.
HVO e SAF, le sigle della sostenibilità nei trasporti
Da tempo Eni ha avviato la produzione di biocarburanti ad alte prestazioni, prodotti da materiali di scarto come gli UCO (acronimo inglese di Used Cooking Oil, cioè oli vegetali usati e di frittura) o da grassi animali. Negli ultimi mesi ha ampliato la sua offerta con la prima produzione di carburanti sostenibili per l’aviazione.
Si parte dalla raffineria di Taranto. Qui i SAF vengono ottenuti co-alimentando gli impianti con UCO. La frazione biogenica, derivante dalla trasformazione dell’UCO (0,5% circa), consente una riduzione di oltre il 90% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto allo standard di riferimento del mix fossile.
Il prodotto finale è già disponibile nei serbatoi della raffineria pugliese, pronto ad essere commercializzato alle principali compagnie aeree, come ITA, e anche attraverso accordi con operatori come Aeroporti di Roma. Ma si tratta solo del primo passo di una strategia più vasta.
Eni Biojet, 100% circolare
L’obiettivo di Eni è portare sul mercato un prodotto con il 100% di componente biogenica. Al tempo stesso, il futuro “Eni Biojet”, questo il nome del carburante, potrà essere miscelato senza problemi con il tradizionale fuel jet fino al 50%.
La produzione crescerà in maniera progressiva nei primi mesi del 2022 con l’avvio di una nuova linea da 10 mila tonnellate di “Eni Biojet” (100% componente bio) l’anno presso la raffineria di Livorno. L’impianto distillerà i bio-componenti provenienti nelle bioraffinerie Eni a Gela e Porto Marghera, dove è in funzione l’innovativa tecnologia proprietaria Ecofining™. Quest’ultima è in grado di trasformare oli e biomasse di varia natura in HVO, (acronimo di Hydrotreated Vegetable Oil, letteralmente un olio vegetale idrogenato), ossia un combustibile a base biologica utilizzabile nei motori convenzionali. Integrando facilmente il processo in impianti downstream esistenti.
Dal 2024 la produzione di “Eni Biojet” approderà nella bioraffineria di Gela, dove è già in corso un progetto per produrre altre 150 mila tonnellate di SAF l’anno.
E i primi passi in questo senso fanno ben sperare. “È un risultato molto importante nel nostro percorso di decarbonizzazione, che prevede tecnologie innovative già disponibili e iniziative industriali concrete”, spiega l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. “E rispecchia pienamente il nostro approccio pragmatico alla transizione energetica: utilizzare la tecnologia per abbattere le emissioni nei settori che, come il trasporto aereo, più pesano a livello emissivo ma che nello stesso tempo vanno alimentati poiché fondamentali per la crescita e lo sviluppo”.
Obiettivi futuri nel percorso verso le zero emissioni
Il ruolo delle bioraffinerie è centrale nella strategia “net zero carbon al 2050” dell’azienda, che consentirà di fornire una varietà di prodotti decarbonizzati, coniugando sostenibilità ambientale e finanziaria. Entro il quadriennio, Eni prevede il raddoppio dell’attuale capacità di bioraffinazione di 1.1 milioni di tonnellate/anno e il suo incremento fino a 5/6 milioni di tonnellate/anno entro il 2050. In questo contesto i carburanti sostenibili per l’aviazione rivestiranno un ruolo significativo nel mix produttivo con l’obiettivo di raggiungere una capacità di almeno 500 mila tonnellate/anno di biojet al 2030.
La sfida della transizione energetica sta particolarmente a cuore anche ad Aeroporti di Roma, che con Eni ha sottoscritto un accordo strategico per promuovere iniziative di decarbonizzazione del settore aereo e accelerare il processo di transizione ecologica degli aeroporti. Gli scali di Fiumicino e Ciampino, gestiti da AdR, sono stati i primi in Europa e i terzi al mondo ad ottenere l’Airport Carbon Accreditation 4+ “Transition”. Si tratta del livello massimo di certificazione introdotto dall’ACI Europe per la riduzione delle emissioni dirette e indirette di CO2 negli aeroporti. AdR sta oggi portando avanti una precisa strategia aziendale che mira alla completa decarbonizzazione entro il 2030. Un piano che vede, tra le altre cose l’impegno a rendere disponibili per le compagnie aeree i nuovi carburanti sostenibili.
In collaborazione con Eni