(Rinnovabili.it) – Non è possibile pensare di limitare il riscaldamento globale e gli effetti del cambiamento climatico senza iniziare a mettere qualche punto alle fonti fossili. Ad esempio, stabilendo fin da ora la data ultima per la vendita delle auto a benzina. In questo caso, la deadline potrebbe essere il 2035. Anzi, dovrebbe necessariamente esserlo, stando al rapporto prodotto da Climate Action Tracker (CAT), uno dei principali gruppi di controllo dell’azione climatica mondiale.
Il documento sostiene la necessità di un cambiamento drastico nella mobilità, che viri verso le auto elettriche pulite e che sia sostenuto a sua volta da una decarbonizzazione del settore energetico.
Gli scienziati hanno ripetuto fino allo sfinimento che per evitare il tipping point climatico l’aumento della temperatura mondiale deve essere contenuto sotto 1,5°C. L’accordo di Parigi è quanto finora è andato il più vicino possibile ad ottenere un impegno simile. I leader mondiali hanno stabilito di lavorare per restare “ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali”, con la promessa di “portare avanti sforzi” per il target più severo del grado e mezzo. Per essere coerenti con l’impegno maggiore però i veicoli a zero emissioni devono raggiungere una quota di mercato dominante intorno al 2035.
L’analisi del CAT dimostra che se i governi si limitassero a raddoppiare gli standard di efficienza per il consumo di carburante per le nuove autovetture entro il 2030 e a raggiungere una penetrazione del 50% degli EV entro il 2050, riuscirebbero a malapena a stare entro il tetto dei due gradi. Per il target di 1,5 °C, bisogna invece fare molto di più.
“Gli standard emissivi possono portare il trasporto solo fino ad un certo punto […] per arrivare all’obiettivo più rigoroso dell’accordo di Parigi, il mondo ha bisogno di un cambiamento di paradigma”, spiega Markus Hagemann del NewClimate Institute. “Bisogna fare attenzione anche alla recente scoperta della manipolazione dei test di emissione da parte di alcuni costruttori di automobili. Forse un esito positivo di questo scandalo è l’aver portato alla luce le gravi carenze in questi stessi test, innescando un movimento verso prove più realistiche”.