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La storia del Mercato Elettrico in Italia

storia del mercato elettrico in italia

Come si è evoluto il mercato elettrico italiano dal 1999 a oggi

Il mercato dell’energia elettrica in Italia è un mercato “giovane”. La nascita risale infatti a soli 25 anni fa, quando il Decreto Legislativo 16 marzo 1999, n. 79, meglio noto come Decreto Bersani, ha aperto le porte alla privatizzazione energetica italiana. Grazie alle norme contenute in questo atto è stato smantellato il monopolio esistente e spacchettate le diverse fasi del ciclo energetico, ossia generazione, trasmissione, servizi di dispacciamento e distribuzione.

Non solo. Il decreto – recepimento una direttiva europa – ha anche imposto l’obbligo agli operatori che immettevano in rete più di 100 GWh/anno che almeno il 2% dell’elettricità provenisse da impianti a fonti energetiche rinnovabili (FER) cambiando progressivamente anche gli strumenti di incentivazione.

Le prescrizioni del Decreto Bersani hanno dato vita nel 2004 alla Borsa elettrica italiana (Italian Power Exchange – IPEX), lo strumento in cui giornalmente avviene l’acquisto di energia elettrica ricorrendo ad una contrattazione su base oraria e per ogni Zona Geografica (Nord, Centro Nord, Centro Sud, Sud, Sicilia e Sardegna) al Prezzo Unico Nazionale (PUN). Oggi ci apprestiamo a dire definitivamente addio al PUN (dal 1 gennaio 2025 il Mercato del Giorno Prima diverrà puramente zonale), ma se guardassimo da vicino il settore elettrico ci accorgeremmo che non potrebbe essere più differente dal passato.

In questi 25 anni, infatti, l’assetto del sistema energetico nazionale (e non solo) è inevitabilmente mutato. Gli impianti rinnovabili in esercizio hanno superato i 66 GW di potenza installata, merito di una capacità idroelettrica dalla lunga storia alle spalle e due grandi picchi di crescita per il fotovoltaico: quello registrato verso la fine del Conto Energia (2011-2013) e quello attuale iniziato all’indomani del caro bollette 2022.

In questo stesso lasso di tempo i grandi impianti eolici e solari hanno raggiunto la grid parity mentre la domanda elettrica nazionale ha seguito un percorso tutto suo, fatto di crescita e interruzioni repentine. La prima e più netta quella innescata dalla crisi finanziaria del 2008. La seconda quella legata alla pandemia di Covid-19 e ai conseguenti lockdown, così come agli effetti del caro energia determinati dallo scoppio della guerra in Ucraina.

Ed è stato proprio il conflitto con le sue minacce agli approvvigionamenti fossili a determinare uno scatto in avanti della transizione. E ad imporre all’Europa e ai suoi Stati membri di rivedere le regole del mercato elettrico per proteggere i consumatori da nuovi rialzi improvvisi dei prezzi ma anche per rendere il Blocco più indipendente. I nuovi obiettivi? Rendere i cittadini più partecipi al cambiamento in atto, permettendo loro di partecipare direttamente al mercato elettrico. Ma anche svincolare il mercato elettrico dal prezzo del gas, favorendo una stabilità attraverso contratti di acquisto a lungo termine. E far crescere ulteriormente la quota di produzione verde, lavorando di pari passo sulla flessibilità di rete.

A titolo di confronto nel 2023 le FER hanno soddisfatto quasi il 37% della domanda elettrica nazionale. Un buon valore che dovrebbe tuttavia salire al 63,4% entro la fine di questo decennio, stando al nuovo Piano nazionale Energia e Clima dell’Italia.

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